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ANPI
Cividale del Friuli

LXXX anniversario della costituzione
della sezione ANPI di Cividale del Friuli

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Appunti per l’80° anniversario della costituzione dell’A.N.P.I. sezione Anselmo Calderini “Ivan”
di Cividale del Friuli. Città decorata con Medaglia d’Argento al Valor Militare per i fatti della
Resistenza – 19 Agosto 1945 – 19 Agosto 2025.

Il Contesto

Nel corso dell’anno 1943 vengono a maturazione tutte le contraddizioni della ventennale dittatura fascista, instauratasi grazie alla connivenza della Casa Savoia, che aveva trascinato l’Italia dapprima nell’avventura coloniale, avviata già prima dell’instaurazione del fascismo, e poi nelle guerre di aggressione al fianco dell’alleato nazista contro Francia, Grecia, Jugoslavia, Unione Sovietica.
Il 9 luglio 1943 gli alleati angloamericani sbarcano in Sicilia. Il 25 luglio 1943 il Regime fascista implode per sua stessa deliberazione e il 3 settembre dello stesso anno il Regno d’Italia firma la capitolazione con le forze alleate, rendendola effettiva e annunciandola alla Nazione alla data dell’8 settembre 1943. Lo sbarco alleato e la caduta del regime rendono evidente “l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante forza” che Badoglio definisce ancora come “avversaria” (1).
Mentre, il Governo e la Casa Savoia, il 9 settembre, riparano nel Sud Italia sotto occupazione alleata, lasciando il Paese e l’esercito allo sbando.
I giornali nazionali, ancora il 9 settembre, riportano le notizie dell’ultimo bollettino di guerra e parlano di successi “contro il nemico anglo-americano” (2).
La liberazione di Mussolini (prigioniero sul Gran Sasso), da parte dei nazisti, determina, nell’Italia del Centro-Nord, la nascita della Repubblica Sociale Italiana e l’accettazione dell’occupazione tedesca con la cessione, di fatto, dei territori dell’Sudtirolo, del Friuli, del Litorale sloveno e dell’Istria al III Reich nazista (Operationszone Adriatisches Küstenland - OAK).
Un insieme di movimenti politici si compatta e si coordina con le forze alleate in opposizione al nazifascismo nell’ambito della guerra di liberazione italiana: nasce la Resistenza armata e nasce la Resistenza sostenuta da centinaia di migliaia di militari e civili, donne e uomini, nei campi di prigionia, nelle fabbriche, nei paesi e città, in pianura e in montagna, dove operano le formazioni partigiane armate che attingono anche al movimento antifascista, che nel corso del “Ventennio” si era opposto al Regime, sopportando carcere, confino o scegliendo la via dell’emigrazione e, continuando anche dall’estero, a operare contro il Fascismo, partecipando alla guerra di Spagna nelle file delle Brigate Internazionali o sostenendo il movimento resistenziale presente in Patria.
La prima formazione armata d’Italia, il “Distaccamento Garibaldi”, si insedia sulle montagne nei dintorni di Cividale già nella primavera del 1943, grazie ai contatti esistenti con la resistenza slovena (3).
In ogni città e paese si costituiscono i Comitati di Liberazione Nazionale, espressione dei partiti antifascisti, con il compito di coordinare e sostenere la Resistenza e costruire le basi per la nuova Italia democratica.
Nell’ambito della “Campagna d’Italia”, il 4-5 giugno del 1944 avviene la liberazione della città di Roma da parte delle truppe del generale alleato Clark.
Il 6 giugno 1944 nella Roma appena liberata si costituisce l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, mentre a nord della città l’Italia è sotto di giogo di Hitler e Mussolini.
Undici mesi dopo l’Italia è interamente liberata dagli alleati e dai partigiani, in molti casi dalle sole formazioni partigiane e per insurrezione popolare. Poco prima del 25 aprile 1945, il 5 aprile, l’ANPI, con Decreto Luogotenenziale, riceve la qualifica di Ente Morale, ricevendo, con questo atto, personalità giuridica: l’ANPI si trova di fatto e legittimamente a ricoprire il ruolo di associazione ufficiale dei partigiani. Di tutti i partigiani!
Infine anche le zone del nord-est d’Italia sono liberate ai primi di maggio del 1945. Prioritari risultano, in questa fase, l’organizzazione democratica della vita civile, l’epurazione dagli incarichi pubblici degli elementi compromessi col regime fascista (purtroppo spesso solo parziale e momentanea), la ricostruzione del tessuto economico, politico e sociale.
In gran parte è grazie alla Resistenza se all’Italia è concesso lo status di “nazione cobelligerante”, il che significa sopportare un regime di occupazione ben diverso da quello che subiranno le altre due potenze dell’Asse ridotte a un cumolo di macerie: Germania e Giappone, le cui Costituzioni, detto per inciso, sono state interamente scritte dagli Alleati.

(1) L’8 settembre 1943, verso le 19.40, la voce registrata del maresciallo Badoglio trasmessa alla radio annunciò agli italiani la decisione maturata durante l’estate dal Re e dagli alti comandi dell’esercito. L’Italia, stremata dallo sforzo bellico, si arrendeva agli Alleati.

(2) Il quotidiano “La Stampa” riporta in prima pagina oltre al titolo a piena pagina “LA GUERRA E’ FINITA” la notizia desunta dal Bollettino di guerra n°1201 “Gli ultimi combattimenti per ritardare l’avanzata nemica”.
“Sul fronte calabro reparti italiani e germanici, ritardano in combattimenti locali, l'avanzata delle truppe britanniche. L'aviazione italo - tedesca ha gravemente danneggiato nel porto di Biserta 5 navi da trasporto per complessive 28 mila tonnellate; nei pressi dell'isola di Favignana un piroscafo da 15 mila tonnellate e stato colpito con siluro da un nostro aereo. Formazioni avversarie hanno bombardato Salerno, Benevento e al­cune località delle provincie di Salerno e di Bari perdendo comples­sivamente 10 velivoli: 3 abbattuti dalla caccia italo - germanica e 7 dall'artiglieria contraerea”
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(3) Il 6 aprile 1941 le potenze dell’Asse aggrediscono il Regno di Jugoslavia, questo fatto determina lo sviluppo della resistenza armata jugoslava. Questo avverrà anche nelle zone già appartenenti al Regno d’Italia ma abitate da popolazione slovena e croata. Per quanto riguarda le zone della Benecija e del caporettano già nel 1942 saranno segnalate le prime rilevanti “incursioni dei ribelli sloveni”. A tal proposito si segnala la ristampa del libro di Paolo Petricig – Per un pugno di terra slava – la libreria editrice – 2024.
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L’Amministrazione alleata

Già dal 2 maggio 1945 la città di Cividale è sotto controllo dell’Allied Military Government (AMG), ma, di fatto, viene sostituita dal Civil Affairs Officer (CAO) in virtù dello status concesso all’Italia di “nazione cobelligerante”, in particolare nel Nord Italia dove la situazione è alquanto diversa dal Sud del Paese.
Abbiamo una testimonianza di questo diverso clima dalla penna del Maggiore della U.S. Army Matthew J. Inglis (4):
“Verso la metà del 1944, il vigoroso movimento di sinistra nei territori settentrionali portò una nuova sfida alla Commissione Alleata e al Governo italiano. I patrioti italiani, ispirati dalle gesta dell'Armata Rossa e guidati principalmente dal Partito Comunista locale, fornirono una resistenza armata italiana nel nord. Combattendo contro le ultime forze tedesche e gli elementi filo-fascisti sotto Mussolini, i patrioti formarono essenzialmente un proprio governo militare in aree non ancora raggiunte dagli Alleati. Con azioni coraggiose, il Comitato di Liberazione Nazionale e la sua resistenza armata impedirono alla Germania di attuare la sua politica della terra bruciata. A Milano, Genova, Venezia e Torino, i patrioti liberarono quelle città, salvando i centri industriali ed economici dalla rovina e preservando l'ordine da soli. Il Comitato di Liberazione Nazionale dava la caccia e giustiziava elementi fascisti nel nord, tra cui Benito Mussolini, l'ex duce. Dopo la liberazione dell'Italia, la Commissione Alleata si trovò in una situazione incredibilmente nuova, carica di potenziale instabilità e rivoluzione. Il territorio liberato era veementemente antitedesco e la necessità di un governo militare fu sostanzialmente vanificata dalle azioni del movimento di sinistra. Le acque agitate della rivoluzione circolavano tra il popolo italiano, rafforzate dal forte sostegno dei movimenti socialisti e comunisti del nord”.

L’ AMG che occupa le nostre zone infatti si trova di fronte a una situazione ben differente da quella conosciuta nel Meridione e nel Centro Italia o addirittura in Germania dove il tessuto politico amministrativo era completamente imploso per effetto della caduta del Regime, dove era la forza militare alleata di occupazione, in primis, a dover gestire quei territori.
Un’altra caratteristica fondamentale nelle nostre zone è la contiguità col movimento resistenziale jugoslavo. L’allargamento del confine sui territori sloveni e croati, ottenuto in base al Trattato di Rapallo del 1920, ingloba nel Regno d’Italia anche territori uniformemente abitati da sloveni e croati.
A partire da quella data la repressione nei confronti delle minoranze nazionali slovena e croata si farà sempre più feroce e sarà contrastata dalle sole forze socialcomuniste in Parlamento, finché questo avrà una parvenza democratica, e sul territorio nella pratica quotidiana da parroci e attivisti politici. Negli anni ’20 la rivista comunista “Lo Stato Operaio”, clandestinamente pubblicata prima a Parigi (5) e poi a New York, interviene più volte sull’aggressione al Regno di Jugoslavia e sulla questione dell’autodeterminazione dei popoli sloveno e croato in un’ottica internazionalista.
A onore del vero l’operazione di snazionalizzazione inizia già, nelle nostre zone, con il Trattato di pace di Cormòns del 1866 tra Austria-Ungheria e Italia, all’atto dell’ingresso nel Regno d’Italia dei territori del Veneto e quindi anche della Beneija. Trattato che, come riferisce Quintino Sella, Commissario del Re per il Friuli, fu accolto con poco entusiasmo dalle popolazioni della sinistra Tagliamento, “come se si fosse trattato di una pace fra China ed il Giappone” (6).
Nel corso del Ventennio fascista, la lotta, anche armata, del popolo sloveno si intensificherà con l’aggressione dell’Italia al Regno di Jugoslavia, avvenuta il 6 aprile 1941. Già verso la fine del 1942 antifascisti cividalesi sono in contatto con i partigiani sloveni, tanto da determinare la costituzione della prima formazione partigiana armata d’Italia composta da soli italiani: il “Distaccamento Garibaldi” che opera sulle montagne del cividalese già dalla primavera del 1943.
Quando ci sarà la capitolazione del Regno d’Italia, l’8 settembre 1943, per circa due mesi dal 10 settembre 1943, s’instaurerà fino alle porte di Cividale la “Repubblica di Caporetto” (7), prima esperienza di autodeterminazione e controllo del territorio post-fascista da parte di cittadini e partigiani sul suolo dell’allora Regno d’Italia. L’esperienza delle Zone Libere dell’estate-autunno 1944 in varie zone del Nord Italia avrà nel Friuli orientale la particolare caratteristica di essere realizzata anche col concorso dei partigiani sloveni (8).
Esperienza questa che contribuisce a creare le condizioni necessarie, una volta liberati, per amministrare i territori, pur nelle gravi difficoltà, facendo ricorso alla collaudata esperienza maturata nei Comitati di Liberazione Nazionale, organismi ai quali partecipano i partiti antifascisti.

La Costituzione dell’ANPI cividalese

A Udine, provincia che ha visto la formazione delle prime ”bande” partigiane armate già nella primavera del 1943 e collocata in una regione mistilingue che ha vissuto la durissima repressione contro la componente slava della popolazione, già il 20 luglio 1945 viene costituito il Comitato Provinciale provvisorio dell’ANPI. Il 1° agosto questo si riunisce per la prima volta.
A Cividale la sezione comunale dell’ANPI viene costituita il 19 agosto 1945, in virtù anche del grande contributo offerto dai cividalesi, dall’antifascismo cividalese, già negli anni del consenso al

(4) Civil Affairs and Military Government Operations in post-Fascist Italy – A Monograph by MAJ Matthew J.Inglis U.S. Army – School of Advanced Military Studies United States Army Command and General Staff College Fort Leavenworth, Kansas – 2014

(5) Vanja Ukov – Sul problema delle minoranze slovene e croate in Italia – Lo Stato Operaio – Anno III – n.8 – novembre 1929.

(6) Dalla lettera, spedita da Udine l’11 Ottobre 1866 da parte di Quintino Sella, all’epoca commissario del re per il Friuli e in seguito per tre volte ministro delle finanze del Regno, al barone Ricasoli presidente del Consiglio dei Ministri.

(7) Zdravko Likar - Kobariška Republika - Fundacija Poti miru v Posocju in Združenje borcev za vrednote NOB Bovec, Kobarid, Tolmin – 2018.

(8) Per una esauriente informazione sulla Zona Libera del Friuli orientale: Alberto Buvoli e Andrea Zannini – Estate-Autunno 1944. La Zona libera partigiana del Friuli orientale – il Mulino – 2016.
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al regime fascista e poi nella formazione del primo distaccamento partigiano d’Italia e quindi poi nel corso di tutta la Lotta di Liberazione.
È necessario ricordare il sacrificio pagato dalla Città per la Liberazione: 73 caduti Partigiani; 97 civili, militari, partigiani fucilati dai nazi-fascisti alle “Fosse del Natisone”; 8 Partigiani, di cui 3 di nazionalità slovena, fucilati al campo sportivo “Martiri della Libertà”; altri due resistenti fucilati in località Fortino; 119 cividalesi deportati nei campi di sterminio nazisti, 80 cividalesi schedati nel Casellario politico centrale dello Stato. È doveroso ricordare anche il grande sciopero degli operai dell’Italcementi del 1932, in pieno regime fascista, che costò la condanna al carcere a diversi cividalesi. Una sorte già toccata ad Ettore Zanuttini, presidente dalla Società Operaia di Cividale, accusato di essere tra gli organizzatori del tentato attentato a Mussolini del 4 novembre 1925 (9).
Tra i riconoscimenti, oltre alla Medaglia d'Argento al Valor Militare conferita alla Città si devono ricordare la Medaglia d'Oro al Valor Militare concessa a Manfredi Mazzocca “Tordo” Commissario della Brigata “Antonio Gramsci” della Divisione d’Assalto “Garibaldi – Natisone” e le 6 Medaglie d'Argento al Valor Militare conferite a Mario Lizzero “Andrea” Commissario del gruppo Divisioni Garibaldi “Friuli”, Gino Lizzero, “Ettore”, Capo di Stato Maggiore della Divisione d'Assalto “Garibaldi-Natisone”, Rino Blasigh, “Franco”, Partigiano della Garibaldi-Natisone, Attilio Ruttar Partigiano della Divisione “Italia” caduto in Jugoslavia, Edoardo Tosoratto, “Odo”, Commissario di una Brigata della Divisione “Garibaldi Sud-Arzino” caduto nella zona di Tramonti di Sopra e al Magistrato Giuseppe Garribba, Presidente del CLN di Soave (VR) arrestato e deportato a Dachau dove muore il 24 marzo 1945 . La sezione ANPI di Cividale è dedicata alla figura del Partigiano cividalese Anselmo Calderini, “Ivan”, primo caduto delle formazioni garibaldine (10).
Cividale è liberata dalle sole formazioni partigiane nelle battaglie dei giorni dal 28 aprile al 1° maggio 1945. Formazioni che, ricordiamolo - ed è per noi motivo d’orgoglio, sono costituite dai partigiani italiani della Garibaldi e dell’Osoppo e dai partigiani sloveni del Beneški bataljon (11).
Gli scontri costarono la vita a 12 Partigiani.
Il verbale della riunione costitutiva dell’ANPI cividalese certifica che la stessa si è svolta alla “presenza di tutti i partigiani cividalesi, osovani e garibaldini”, nei locali della Scuola Elementare, presente il rappresentante provinciale dell’ANPI, Gino Lizzero, “Ettore”, il quale, nel suo intervento introduttivo, sottolinea la necessità di costituire l’ANPI perché anch’essa deve partecipare alla vita politica del Paese.
L’ANPI, infatti, riveste un importante ruolo istituzionale come ente riconosciuto a rappresentare i Partigiani, partecipando alla formazione della Consulta Nazionale, organismo provvisorio e non elettivo, con il compito di fare le veci del Parlamento fino alle elezioni che nomineranno la Costituente il 2 – 3 giugno 1946 e che decreteranno, con il Referendum, l’Italia essere una Repubblica. Ricordiamo che queste elezioni non si tennero nei territori delle attuali Provincie di Gorizia e Trieste, oltre che in Istria e Sudtirolo, e che circa un quarto dei 300 Partigiani, Patrioti e Collaboratori cividalesi non vi partecipò perché alla data non aveva ancora compiuto 21 anni.
La prima riunione dei rappresentati della Consulta, nominati dai partiti antifascisti e dalle organizzazioni antifasciste, si svolge il 25 settembre 1945, l’ANPI nomina 16 rappresentanti dei 430 membri componenti la Consulta Nazionale, tra i quali anche il Partigiano cividalese d’adozione Mario Argenton, Capo di Stato Maggiore del Corpo Volontari della Libertà e Membro del Comitato Nazionale dell’ANPI fino al 1948.

(9) Sulla figura di Ettore Zanuttini: Matteo Quadrifoglio - Un presidente, un ideale, una città Ettore Zanuttini e l’Operaja di Cividale - SOMSI-GraficStyle edizioni – 2018.

(10) Intitolazione della sezione ANPI di Cividale del Friuli ad Anselmo Calderini “Ivan” su sito sez. ANPI Cividale - https://www.anpicividale.eu/pagine%202023/anselmo%20calderini.html.

(11) Sulla Liberazione di Cividale si rimanda a: AA.VV. - Storia contemporanea in Friuli – n.53 – anno LII – 2023;

 

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Già nella fase costitutiva dell’ANPI cividalese, viene sottolineato da Gino Lizzero che nulla, nei suoi scopi, ha a che vedere con l’Associazione Combattenti, ma invece prioritario compito è quello di “portare un forte contributo nella riorganizzazione del Paese” (12).
Ma l’ANPI, oltre ad occuparsi del futuro politico della nostra Nazione, anche e soprattutto a livello locale, deve occuparsi in questa fase della situazione nella quale si trovano le nostre contrade, sottoposte a venti mesi di guerra senza quartiere, distrutte dall’occupazione e dalle rappresaglie nazifasciste, delle popolazioni il cui tessuto sociale ed economico è compromesso dall’emarginazione, dalla mancanza di democrazia, di lavoro, dallo spettro dell’emigrazione, che effettivamente spopolerà le zone del Friuli e della Benecija. In particolare sarà gravosa la situazione dei Partigiani e delle loro famiglie, che subiranno discriminazioni sempre più spesso e con sempre maggiore intensità.
Nel corso della Liberazione, a Cividale nessun incidente si registra tra le varie componenti della Resistenza e quando arrivano gli anglo-americani è già in carica, fino dal il 1° maggio, un Sindaco nominato dal CLN. Gli opifici della città: la Cementi del Friuli, l’Italcementi, l’Essiccatoio Bozzoli, lo stabilimento di Estratti Tannici e altre attività economiche sono sostanzialmente state salvate dalla distruzione.
Il Quartier Generale alleato si insedia nella villa Accordini, dove ha sede il Comandante del CAO reggente su tutto il Mandamento comprendente i Comuni di S. Giovanni al Natisone, Manzano, Buttrio, Premariacco, Prepotto, Remanzacco, Povoletto, Moimacco, Drenchia, Faedis, Torreano, San Pietro al Natisone, S. Leonardo, Stregna, Pulfero, Savogna, Grimacco.
La gestione amministrativa avviene con la collaborazione della polizia civile e militare e del locale CLN.
Solo con l’entrata in vigore a fine 1947 del Trattato di Parigi fra Italia e potenze alleate vincitrici della guerra, l’Amministrazione italiana è estesa alle provincie di Bolzano, Udine, Gorizia con esclusione dei territori ceduti alla Jugoslavia e quelli del Territorio Libero di Trieste, dove l’Amministrazione Alleata durerà fino al 1954.
L’occupazione alleata è costituita da una forza di circa 15000 militari angloamericani. Nella zona che da Muggia arriva a Palmanova/Gradisca il controllo del territorio è affidato alle truppe britanniche, mentre invece per il restante territorio, fino al Passo del Predil (compresa tutta l’alta valle dell’Isonzo ora in Repubblica di Slovenia) il presidio è affidato agli americani.
Solo con l’entrata in vigore a fine 1947 del Trattato di Parigi fra Italia e potenze alleate vincitrici della guerra, l’Amministrazione italiana è estesa alle provincie di Bolzano, Udine, Gorizia con esclusione dei territori ceduti alla Jugoslavia e quelli del Territorio Libero di Trieste, dove l’Amministrazione Alleata durerà fino al 1954.

(12) Dall’intervento di Gino Lizzero “Ettore” all’Assemblea costitutiva il 19 agosto 1945- Archivio ANPI -Sez. Anselmo Calderini “Ivan” - Cividale del Friuli.
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L’occupazione alleata è costituita da una forza di circa 15000 militari angloamericani. Nella zona che da Muggia arriva a Palmanova/Gradisca il controllo del territorio è affidato alle truppe britanniche, mentre invece per il restante territorio, fino al Passo del Predil (compresa tutta l’alta valle dell’Isonzo ora in Repubblica di Slovenia) il presidio è affidato agli americani (13).
Periodicamente gli uffici del CAO di Cividale inviano rapporti al Comando Alleato di Udine. La situazione politica è descritta come calma, si registrano però scioperi per i bassi salari e manifestazioni per chiedere lavoro e a sostegno di un governo antifascista (14).
Il 24 novembre 1945, il Governo nazionale, rappresentativo delle forze presenti nel CLN, presieduto dall’azionista Ferruccio Parri (uomo simbolo della Resistenza) e insediatosi il 21 giugno 1945 si dimette a seguito di una crisi scatenata all’interno del Governo dalla componente liberale e democristiana. Ha così fine il “Governo della Resistenza” caratterizzato dal confronto fra le diverse ipotesi di ricostruzione democratica, nel tentativo di coniugare la democrazia con qualche idea di rivoluzione, emersa dall’esperienza resistenziale appena conclusa.
Il 29 novembre 1945, a Cividale, circa 2000 persone manifestano con cartelli con le scritte “W gli Alleati”, “W Parri”, “W il Comitato Naz. di Liberazione” e “Vogliamo un Governo Antifascista” (15): non si registrano disordini ma gli alleati sono preoccupati e non solo loro… …

La situazione dell’occupazione è drammatica e ancora più problematica con il rientro dai campi di prigionia degli Internati Militari Italiani e degli altri internati in Germania. Il 15 febbraio 1946 il CAO segnala che: “il numero di disoccupati aumenta ogni giorno a causa del ritorno dei prigionieri di guerra”.
Il 5 ottobre 1945 il CAO fotografa la seguente situazione sul numero dei disoccupati: “Cividale 559, Remanzacco 18, Pulfero 115, Premariacco 22, Buttrio 20, Savogna 300, S. Leonardo 200, Prepotto 9, Torreano 120, S. Pietro al Natisone 16, Attimis 42.”
La disoccupazione presente in zona e accentuata dal rientro degli internati è giudicata pesante (circa 2500 persone nel Mandamento) il 17 agosto 1946, per esempio, circa 200 manifestanti si trovano davanti Municipio, senza procurare particolari incidenti, e sono ricevuti dal Sindaco: viene loro promesso lo stanziamento di una somma di 20.000.000 di lire per la costruzione di case popolari. Anche questa mobilitazione preoccupa gli alleati angloamericani, che a gennaio 1946 segnalano che la categoria dei disoccupati in “ampia maggioranza è passata al Partito Comunista perché gli altri partiti non sono riusciti a trovare loro un impiego”.
La preoccupazione principale degli alleati è però quella di tenere sotto stretto controllo la situazione politica con riferimento alla componente resistenziale, quella facente capo o orientata verso la sinistra, componente che nelle nostre zone risulta maggioritaria. Particolare attenzione è riservata ai partiti Comunista, Socialista e d’Azione, mentre sono costantemente tenuti sotto controllo, individualmente, gli elementi “filo slavi”, che non sono altro che i componenti della parte slovena della popolazione presente nei nostri territori da circa 13 secoli.
Secondo il CAO di Cividale “la maggior parte della propaganda politica (pro-jugoslava) in questa zona proviene da un gruppo di preti cattolici, di cui otto sono noti per nome; di questi otto, tre sono considerati pericolosi” (16).


(13) Si veda: L’occupazione militare alleata nel Friuli e nella Venezia Giulia (1945-1947) – Isonzo Gruppo di Ricerca Storica ODV- su: https://www.isonzo-grs.it/loccupazione-militare-alleata-nel-friuli-e-nella-venezia-giulia-1945-1947/

(14) Documenti presenti in Archivio di Stato di Udine.

(15) Documento presente in Archivio di Stato di Udine.

(16) Documento presente in Archivio di Stato di Udine.

 

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Anche “La Voce del Natisone” periodico del CLN cividalese è controllato e in alcuni casi
pesantemente censurato dagli alleati. Nel novembre 1946 il CAO comunica al Sindaco della
Città, Brosadola, la minaccia di chiudere il periodico se non si eviterà di proseguire con
articoli definiti di propaganda filo-slava. Il periodico chiuderà infatti le pubblicazioni da lì a
poco.

Si presta poca attenzione a quanto stanno subendo gli ex-Partigiani mentre imperversano
nella zona bande armate che effettuano rapine. Una di queste associazioni a delinquere è la famiogerata "Banda Spollero" nata da una costola del Reggimento collaborazionista alpini Tagliamento, che in più, oltre a effettuare atti di criminalità comune, rapine, esercita un ruolo ideologico minacciando a mano armata i familiari degli ex Partigiani, e questo a tutto il 1945.


Pasquale Perra “Pettine”, Cagliari 19 giugno 1889, ex carabiniere in servizio effettivo, stabilitosi a Cividale nel 1923. Assassinato in Borgo San Pietro, presso l’Arsenale veneto, il 28 aprile 1945.

(17) E’ interessante mettere a confronto questo documento con le relazioni del segretario politico del PCI della sezione comunale di Manzano la prima di data 2 ottobre 1945: “Il servizio informazioni di questa Sezione è venuto a conoscenza che un gruppo di individui armati circola nella nostra zona dicendo di appartenere alla banda Spollero, alcuni civili furono fermati ma non subirono danni personali, vennero loro chieste solo informazioni sulla locale polizia e sui partigiani.” La seconda di data 15 ottobre 1945: “Sull’attività delle bande fasciste che circolano nella zona di Manzano, Buttrio e S. Giovanni siamo stati informati su quanto segue: Martedì 9 corrente verso le ore 18 si presentarono nell’abitazione del Comp. Mittone Agostino membro del quadro Sezionale, tre individui in abito civile che con le pistole alla mano ingiunsero alla moglie del compagno di dire loro se questi fosse in casa. Alla risposta negativa che non era in casa la minacciarono di dire la verità puntandole la rivoltella. L’individuo che interpellò la donna parlava stentatamente l’italiano quasi volesse apparire come uno sloveno. Domandò se il Mittone era un partigiano Comunista dopo di ciò se ne andarono. Venerdì scorso 12 corrente alle ore 8 del mattino si presentarono di nuovo alla casa del compagno questa volta con le pistole sotto la giacca e trovata la compagna di Mittone domandarono se questi si trovava in casa. Benché egli vi fosse e si trovasse a letto indisposto, la cognata disse che non era ancora rientrato da Trieste ove egli effettivamente era stato. A questa risposta negativa se ne andarono. Questo fatto, ed altri che continuamente si verificano in queste zone, come per esempio furti, ecc. da parte di banditi armati i quali agiscono anche in pieno giorno, fa chiaramente pensare esservi in tale zona elementi fascisti i quali costituitisci (sig) in bande si preparano per attaccare anche i compagni, vi segnaliamo altresì cha a Manzano vari ex fascisti ed ex repubblichini sono conosciuti quali elementi che in passato spararono contro i Patrioti circolano indisturbati e si presuppone essere coloro gli organizzatori di tale banda; per esempio tale S.B. (nome completo su documento) ex sergente repubblichino supposto autore dell’uccisione a Cividale del Patriota Perra Pasquale questi pare abiti a Udine e saltuariamente si fa vedere a Manzano”.
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Si fa un accenno marginale, da parte degli alleati, almeno così risulta nei pochi documenti disponibili, alla situazione di illegalità presente nelle Valli del Natisone, dove imperversa il movimento dei “Tricoloristi” e roccaforte friulana della futura organizzazione clandestina “Gladio” (18).
Z>Diverse potrebbero essere le ragioni e i funzionari locali del CAO avrebbero potuto
minimizzare questo aspetto per non dover giustificare degli insuccessi, ma vista la solerzia ma vista la solerzia con la quale si procede all’arresto e alla detenzione di esponenti della sinistra e della minoranza slovena si può ben propendere per una possibile adesione ideale alle provocazioni e alle angherie dei movimenti clandestini (19).

Nell’apparato del AMG, del resto, troviamo esponenti italiani, militari e civili, graditi agli alleati in un contesto che sempre di più si delinea come quello della “guerra fredda”.
Facciamo due soli esempi: all’Headquarters Allied Military Government Udine Province (il AMG della provincia di Udine) viene nominato rappresentante dei patrioti il ten. col. Prospero del Din, braccio destro del colonello Aldo Specogna e del colonello Luigi Olivieri (esponenti fondatori delle strutture poi facenti parte di Gladio).
L’ufficio si occupa di raccogliere la documentazione da trasmettere alla competente Commissione Triveneta per il riconoscimento delle qualifiche di partigiano. In molti atti del 1945 si pone l’attenzione sul fatto che i Partigiani che hanno combattuto all’estero non possono essere classificati come tali e quindi non hanno diritto al previsto premio di smobilitazione consistente fino ad un massimo di 5000 lire.
È evidente il tentativo, in gran parte riuscito, di depotenziare la natura resistenziale della partecipazione dei militari dislocati nei Balcani, che a migliaia lottarono nelle brigate partigiane italiane agli ordini di Tito in Montenegro e Bosnia (20). Ma non solo: il tentativo è anche quello di screditare il ruolo svolto dalla Divisione d’Assalto Garibaldi Natisone, che ha operato nel territorio dell’attuale Repubblica di Slovenia. È curioso sottolineare come si sia tentato di liquidare come “stranieri” i partigiani che avevano combattuto alle dipendenze di un esercito alleato, non solo contiguo ai propri territori ma addirittura in un territorio facente parte del Regno d’Italia, così come sancito dal Trattato di Rapallo del 1920, rivendicando nel contempo su quelle terre l’appartenenza all’Italia.

Archivio ANPI - sezione Anselmo Calderini “Ivan” – Cividale del Friuli

La posizione ricoperta da Prospero Del Din è di notevole importanza anche dal punto di vista di acquisizione di informazioni sui dati personali, sul ruolo, sul grado ricoperto e sulle azioni compiute nel periodo resistenziale dai richiedenti la qualifica di “partigiano”, “patriota” o “collaboratore”.

(18) Per un approfondimento su questo argomento nelle nostre zone vedi: Faustino Nazzi – Alle origini della Gladio – La Patrie dal Friûl – 1997; di don Marino Qualizza e don Natalino Zuanella – Gli anni bui della Slavia. Attività delle organizzazioni segrete nel Friuli orientale – Editrice Dom – 1996; Paolo Petricig – All’ombra del Tricolore – Lipa Editrice 1997;

(19) Diversi esponenti sloveni vengono arrestati tra i quali il Segretario del Partito Comunista di S. Leonardo Pietro Terlicher nel 1945 detenuto per più mesi nel carcere di Cividale.

(20) Interessante per approfondire lo studio di Federico Vincenti “Riki” (a sua volta Partigiano all’estero) - Partigiani friulani e giuliani all’estero – ANPI provinciale di Udine – 2005.
 

 

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Per quanto si può rilevare dai documenti uTiciali dell’epoca (novembre 1945), risulta evidente, a ben guardare, una sproporzione nell’attribuire le qualifiche all’interno delle due più importanti organizzazioni partigiane della provincia di Udine, la Osoppo e la Garibaldi:

Garibaldi: 12.137 Partigiani-------2.520 Patrioti
Osoppo
:----7.142 Partigiani-------4.242 Patrioti (21)

Il rapporto tra Partigiani e Patrioti è di 5 a 1 per le formazioni Garibaldine e di 2 a 1 per quanto riguarda l’Osoppo.
Un altro esempio riguarda la Questura cividalese. Appena dopo la Liberazione della città, avvenuta il 1° maggio 1945 ad opera delle sole forze partigiane italiane, garibaldini e osovani, e slovene, presso il Commissariato di Polizia viene istituita una sezione composta da 34 agenti, tutti ex Partigiani essendo i precedenti agenti compromessi con il regime fascista e l’occupante nazista. Gli ex Partigiani all’interno di questa istituzione avranno vita breve e difficile. Breve perché di lì a pochi mesi verranno tutti, su interessamento anche del AMG, dispensati dal servizio; difficile perché non riceveranno le dotazioni necessarie allo
svolgimento del loro compito. La sezione è infatti priva di dotazioni anche finanziarie: il comandante della sezione, Degano Angelo, provvederà al suo funzionamento contraendo personalmente numerosi debiti.

Archivio ANPI sezione Anselmo Calderini “Ivan” – Cividale del Friuli

Nonostante si delineino tempi difficili, l’ANPI mantiene la sua caratteristica di rappresentare tutte le componenti della Resistenza antifascista. Gli organi dirigenti provinciali e locali vedono la rappresentanza di tutte le componenti resistenziali anche laddove il numero degli iscritti non la giustificherebbe, in termini numerici.

(21) Dati desunti dalla lettera, su carta intestata “Headquarters Allied Military Government Udine Province” inviata a ANPI Provinciale di Udine, ANPI Mandamentale di Cividale, ANPI di Buia e all’ANPI di Manzano in data 12 novembre 1945 a firma Ten. Col. Del Din Prospero - Archivio ANPI sezione Anselmo Calderini “Ivan” – Cividale del Friuli
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Si tratta di un’ulteriore e chiaro segnale politico: l’ANPI vuole rappresentare e rappresenta nei fatti, la Resistenza nelle sue varie componenti ideologiche, nella composizione militare o civile, nell’adesione alla lotta armata o alla resistenza civile, attuata contro il nazifascismo sul territorio nazionale o all’estero. L’unica vera pecca che va sottolineata è determinata dalla componente femminile che, ove eventualmente presente, è sottostimata.
A Cividale esiste ed opera il Comitato difesa della Donna, presieduto da Margherita Pellegrini.

Archivio ANPI sezione Anselmo Calderini “Ivan” – Cividale del Friuli

L’ANPI a Cividale si fa promotrice anche di alcune iniziative di intrattenimento.
Particolarmente sgradite alla Curia cividalese sono le feste da ballo organizzate dagli ex partigiani e dagli alleati. In particolare quelle degli alleati, per la presenza delle “camp followers” (22), sono particolarmente sgradite all’opinione pubblica benpensante e alla Curia, ma anche agli stessi Partigiani. Le autorità cattoliche però non operano alcuna distinzione e a farne le spese sono anche le manifestazioni organizzate dall’ANPI, accusata di eccedere nel promuovere “facili costumi”.

Allied Military Government Udine Province – Situation Report for week ending 4 Januar 1946 – data 04.01.1946 – Archivio di Stato di Udine

“SICUREZZA PUBBLICA 2. - Attualmente ci sono solo quattro CC.RR di stanza a Cividale, poiché tutti gli altri sono stati trasferiti. Ne servono almeno 15 in città se si vuole mantenere la criminalità al livello attuale.
Z>La CC.RR e la Polizia Speciale hanno fatto irruzione in diverse abitazioni della zona e hanno recuperato una piccola quantità di materiale militare.
L'iniziativa di smantellare il mercato nero di beni militari ha avuto un certo successo e ora se ne vende molto poco.
Nel mese di dicembre, 547 “camp followers” sono state cacciate dalla zona e la città conta attualmente non più di 25 di queste donne.

(22) Camp followers: Nella tradizione militare statunitense, dai tempi della guerra civile, esistono queste figure che seguono l’esercito fornendo servizi che lo stesso non fornisce o fornisce in maniera precaria tra i quali cucina, lavanderia, alcolici, assistenza infermieristica, vivande e servizi sessuali. Nella situazione disastrosa dell’Italia dell’immediato dopoguerra si può immaginare una degenerazione di questa attività al fine dello sfruttamento sessuale femminile.
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a P.S. ha anche fatto irruzione in diverse abitazioni e ha recuperato circa 800 pacchetti di sigarette americane”
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Archivio ANPI sezione Anselmo Calderini “Ivan” – Cividale del Friuli – Un’autorizzazione concessa per una festa da ballo con la nota a mano del Tenente J.W. Hemsted a capo dell’Civil Affairs Officer di Cividale del Friuli che impone lo stop delle danze alle ore 23.30 - Settembre 1945 -

Il 26 dicembre 1945, giorno di Santo Stefano, si tiene al Teatro Ristori, “gremito di popolo”, la “Festa del Reduce e del Partigiano”.
Oltre che ai discorsi introduttivi il pubblico è intrattenuto dalle rappresentazioni teatrali scritte da Ulderico Rebesco, “Kin”, e rappresentate da Italo Zuliani, “Paride”, e da Renzo Malagnini, “Volga”. Nel corso della serata si esibiscono il coro di Moimacco, sotto la direzione del M° G.batta Rieppi, e il quintetto musicale Bernardi. Nella stessa sede si annuncia la costituzione della “Filodrammatica”, sotto la direzione di “Volga”, e che sul campo sportivo comunale scenderà in campo la squadra di calcio “ANPI Cividale”

“La voce del Natisone” riferisce, in un articolo, dell’evento del 26 dicembre 1945.

In quegli anni vari sono i tentativi di delegittimare l’ANPI, tentativi che durano tuttora, ma che non ci impediscono di essere un’associazione con saldi ideali e a cui aderiscono 160.000 persone.
Nel 1947, in contrapposizione all’ANPI nasce in Friuli l’Associazione Partigiani Osoppo Friuli. L’intento evidente è di rappresentare una sola parte della Resistenza, quella ritenuta giusta, mentre il resto rappresenterebbe solo ideologie totalitarie, efferati crimini e collusione con un fantomatico nemico pronto all’invasione da est. Si vuole offuscare con ciò il fatto che gran parte dei partigiani, anche garibaldini, non sono ideologizzati e soprattutto si vuole svilire il ruolo svolto dalla componente comunista, che nell’immediato dopoguerra contribuì, di concerto con le altre formazioni politiche e culturali, alla redazione della Carta Costituzionale e al consolidamento della Democrazia nel nostro Paese. Inoltre gli osovani oggi si definiscono “patrioti” e non partigiani: il Partigiano combatte per una parte, il Patriota combatte per tutti…(23).
Si afferma ciò avendo nella propria denominazione chiaramente scolpita la parola “Partigiani”. Che dire? Ancora altro fumo sulla Resistenza!
Per un lungo periodo, è la sola ANPI che, anche a Cividale, si occupa di ricordare il sacrifico dei Partigiani di ogni orientamento, proponendo fin da subito la sistemazione e l’utilizzo pubblico dell’area dove si svolgevano le fucilazioni all’esterno della ex Caserma Principe di Piemonte e che verrà poi ricompresa all’interno dell’area militare della ex Caserma Francescatto. Di fatto per decenni l’accesso dell’area al pubblico è stato impedito e con esso l’utilizzo civico di un luogo della memoria!
L’ANPI si occupa del gravoso compito di provvedere al riconoscimento dei Partigiani, Patrioti e Collaboratori, dei Caduti, di rispondere alle numerose richieste d’informazioni provenienti da tutta Italia, della ricerca di un lavoro per i Partigiani bisognosi, dell’assistenza economica con l’elargizione di somme, dell’assistenza e della relativa copertura economica delle degenze di Partigiani ricoverati per conseguenza di azioni armate o malattia nell’Ospedale di Cividale del Friuli, distribuzione di vestiario e alimentari ai più indigenti, ella riesumazione e traslazione dei Partigiani caduti, molti in Slovenia, spesso provvedendovi a proprie spese, dell’assistenza legale e economica ai Partigiani carcerati, ...

(23) Da un’affermazione della Partigiana Paola Del Din, Medaglia d’Oro al Valor Militare e agente del SOE. Si veda l’intervista: https://www.perseonews.it/2025/04/16/paola-del-din-eravamo-patrioti-noi-combattevamo-per-tutti/

 

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Sono queste le questioni che occupano quotidianamente la segreteria dell’ANPI locale e provinciale assieme alla preoccupazione di tenere unite le varie anime della Resistenza nazionale e friulana.

Archivio ANPI sezione Anselmo Calderini “Ivan” – Cividale del Friuli – La ricevuta del pagamento per l’intervento sanitario e la degenza di un Partigiano.

Archivio ANPI sezione Anselmo Calderini “Ivan” – Cividale del Friuli – Sottoscrizione di cividalesi alla copertura delle spese sostenute dall’ANPI per le spese funebri di sette caduti Partigiani.

Ricordiamo che nel dopoguerra è avviata e orchestrata una vera e propria persecuzione contro i Partigiani, in particolare se di un certo orientamento: molti sono arrestati e mentre le carceri si svuotano degli accusati di fascismo e collaborazionismo, le stesse si riempiono di ex Partigiani. Sono circa 20.000 i Partigiani che dopo il 25 aprile 1945 sono sottoposti a processo, con accuse che non interessano solo le aule dei Tribunali ma che alimentano e trovano schierata la stampa. L’opinione pubblica è “distratta” dalle dure condizioni di vita, dalla ricostruzione del Paese, dai problemi della vita quotidiana e dalla necessità di dimenticare le tragiche conseguenze dall’adesione di massa al fascismo, cosicché diventa più semplice recuperare quelli istituti repressivi tipici del fascismo e ricollocare ai loro posti nelle amministrazioni civili e militari le persone già compromesse col regime fascista. La somma di queste problematiche porterà ad un vero esodo di ex-resistenti, con una flessione di presenza importante, nel tentativo di sottrarsi alla repressione e alla mancanza di lavoro. Fuga e silenzio per la sopravvivenza! Molti Partigiani o Deportati non racconteranno neppure ai propri figli la loro esperienza.
Nelle nostre zone inoltre diventano facile bersaglio le formazioni partigiane e i singoli Partigiani che hanno operato per i Partigiani sloveni, com’è il caso della Beneška Ceta (24), o che hanno combattuto con gli alleati Partigiani sloveni del IX Korpus, come è il caso della Divisione d’Assalto Garibaldi Natisone.
È in questa difficile situazione che viene nominato il primo Comitato di sezione dell’ANPI cividalese. È composto da 9 ex Partigiani e la nomina è ratificata dal rappresentante ANPI della Provincia di Udine Candido Grassi, “Verdi” (uno dei fondatori delle Brigate Osoppo).

(24) Neveka Troha – I Partigiani della “Beneška Ceta” davanti alla Magistratura italiana – Storia contemporanea in Friuli – n.41 – 2012; Presso l’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione di Udine è depositato il fondo “Beneška Ceta – Archivio Battocletti” che raccoglie la documentazione processuale.
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Risultano eletti::

Segretario - Cattaneo Carlo, “Dniepr”
Vice segretario - Sione Faustino,
Segretario amministrativo - Jacolutti Giuseppe, “Sella”
Rappresentante al CLN - Nardini Giovanni, “Ferri”
Sostituto rappresentante al CLN - Benetti Ermes, “Tobia”
Membri - Argenton Lino, “Silvio”, Gargano Giuseppe, “Boris”, Barbiari Romano, “Talpa”, De Lorenzi Antonio dell’Osoppo, Missio Danilo, “Luciano”, dell’Osoppo, e Cicuttini Marino, “Cecco”, dell’Osoppo, che il tempo ci dirà essere uno dei fondatori, responsabile della regione nord-est, del III° Corpo Volontari della Libertà, più noto come Organizzazione O (da Osoppo), e successivamente della organizzazione clandestina Gladio.
Questo è quanto ci dice la Storia e che qui ricordiamo non per volontà di polemica, ma per sottolineare che nell’ANPI prevaleva non certo l’ingenuità ma invece la volontà e l’idea di guardare avanti per costruire un tessuto sociale economico e politico che si discostasse dal passato e dalla Dittatura, dando rappresentanza a tutte le componenti della Resistenza. Sappiamo come si sono evolute le cose nel corso degli anni!
Il 17 settembre 1945, il Presidente nazionale dell’ANPI, Arrigo Boldrini, “Bulow”, invia una lettera alla sezione cividalese a ratifica della sua costituzione, salutando fraternamente la nuova sezione.

Archivio ANPI sezione Anselmo Calderini “Ivan” – Cividale del Friuli

I Presidenti

Nel corso dei venti Congressi della sezione che si sono succeduti dal 1945 a oggi sono stati eletti alla carica di Presidente:

Carlo Cattaneo, “Dniepr”
Di professione tipografo. Partigiano della Divisione GAP Friuli – Capo Nucleo e poi Intendente di Brigata. Il 9 novembre 1944 è arrestato a Cividale dalla SIPO e tradotto nel carcere di Udine.
L’11 gennaio 1945 è deportato in Germania e il 14 gennaio giunge a Flossenbürg. Il 26 gennaio è trasferito a Kamenz e il 16 marzo è inviato a Dachau da dove viene liberato all’arrivo degli alleati. È il primo Presidente dell’ANPI cividalese dal 1945 al 1947.

(24) Neveka Troha – I Partigiani della “Beneška Ceta” davanti alla Magistratura italiana – Storia contemporanea in Friuli – n.41 – 2012; Presso l’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione di Udine è depositato il fondo “Beneška Ceta – Archivio Battocletti” che raccoglie la documentazione processuale.
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Romano Barbiani “Talpa”
È perito aeronautico e partecipa attivamente al Movimento di Liberazione. È Partigiano della Divisione GAP Friuli, Capo Nucleo, Capo Squadra, Comandante di Battaglione e poi Capo Stato Maggiore di Brigata. Consigliere comunale nella legislatura 1964-1970, insegna materie tecniche nelle Scuole Medie “De Rubeis” di Cividale e all’Istituto Professionale di Stato.
Costituisce nel 1974 l’agenzia della Cattolica Assicurazioni a Cividale. Per lunghi anni dirige anche la sezione dell’Associazione Friulana Donatori di Sangue della quale nel 1959 è uno dei soci promotori. Presiede l’ANPI di Cividale dal 1947 al 1952.

Gino Lizzero, “Ettore”
Il Prof. Gino Lizzero, diventa il partigiano “Ettore” quando sale sul Collio e si aggrega al battaglione garibaldino “Mazzini”, portando con se, oltre all’entusiasmo e alla determinazione, anche le competenze e la preparazione militare di cui avevano estremo bisogno le formazioni partigiane. Lizzero aveva prestato servizio come uTiciale di +complemento nella campagna di aggressione alla Jugoslavia.
L’8 settembre 1943 lo coglie a Cividale, qui egli prenderà contatto con partigiani fornendo loro informazioni e armi. Passa quindi nelle formazioni combattenti: le sue doti militari non tardano a farsi notare: pochi mesi dopo è comandante del battaglione “Manara”. Partecipa alla conquista della Zona libera del Friuli Orientale, combattendo nelle battaglie per la liberazione di Nimis e per l'eliminazione dei presidi cosacchi di Vedronza e Ciseriis. Dopo il trasferimento della Divisione Garibaldi "Natisone" in Slovenia, è nominato Capo di stato
maggiore di quella che, con i suoi 5.500 combattenti, si può considerare la più grande formazione partigiana della Resistenza italiana. La "Natisone" ebbe 1.500 Caduti, morti in battaglia, per il freddo, la fame, lo sfinimento. Dopo tante battaglie, dopo aver partecipato, al fianco delle formazioni partigiane dell'esercito jugoslavo e alla liberazione di Lubiana il 9 maggio 1945, la Divisione rientrò, non senza traversie, il 20 maggio 1945 in Italia a Trieste.
Quattro anni dopo, nel 1949, per la sua attività partigiana, Lizzero ricevette la prima Medaglia d'Argento al Valor Militare per la Resistenza, nel 1959 gli fu attribuita la seconda medaglia d’Argento, di cui non andava orgoglioso, per la campagna di Jugoslavia del 1942.
Nel dopoguerra è instancabile l'impegno politico e sociale di Gino Lizzero per la sua città. Per molti anni è consigliere comunale a Cividale, eletto nella lista del PCI; opera con passione nella scuola, nella gestione dell’Ospedale civile, nella Società Operaia, nella preparazione delle squadre giovanili della Cividalese e dell’Udinese di calcio. È tra i fondatori dell'ANPI friulana e per vent'otto anni guida la sezione dell'ANPI di Cividale di cui è stato membro del Comitato di sezione e del Comitato provinciale fino alla sua morte.

Paolo Rieppi, “Giovanni”
Il professor Paolo Rieppi è stato presidente della sezione cividalese dell’Associaizone Nazionale Combattenti e Reduci ed inoltre, per molti anni e a varie riprese, della sezione ANPI della nostra Città. Dopo aver conseguito la laurea in Lettere Classiche all’Università di Bologna nel 1939 e dopo un anno di insegnamento nel Ginnasio Statale di Cividale, viene chiamato sotto le armi. Dopo il corso allievi ufficiali a Bassano del Grappa è in servizio militare in Jugoslavia, Grecia e sul confine nord orientale fino all’Armistizio dell’8 settembre 1943.
Il 20 settembre si presenta al Centro di Mobilitazione di Kambreško e si aggrega ai Partigiani sloveni per combattere il nazifascismo. Con il nome di “Giovanni” è inviato con compiti informativi a Cividale. Dall’agosto del 1944 è nella Divisione d’Assalto “Garibaldi Natisone”, poi Capo Squadra del Battaglione “Mameli”, Vice Comandante del Battaglione “Mazzini” nel Collio e quindi Comandante del Battaglione “Miniussi” e dal 23 dicembre 1944 al 1 aprile 1945 Capo di Stato Maggiore della 156° Brigata “Bruno Buozzi”.
Rientrato in zona assume il Comando del Battaglione S.A.P. di Cividale, che il 1° maggio 1945, col concorso di osovani e sloveni, libera la Città di Cividale del Friuli.
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Elio Nadalutti
Elio è stato il primo Presidente della sezione che, per motivi anagrafici, non ha partecipato alla Resistenza come Partigiano, però è stato un resistente e un partigiano nelle attività, politiche, sindacali, sociali e anche nel suo stile di vita. Ha dedicato il suo tempo, Elio era
insegnante, al Sindacato della CGIL Scuola all’interno del quale aveva ricoperto importanti incarichi non solo a livello locale, dopo aver conseguito la pensione il suo tempo lo dedicava all’ANPI, al Sindacato della SPI-CGIL, alla COOP. Prima dello scioglimento del Partito
Comunista Italiano è stato Segretario della sezione del PCI e Consigliere comunale. È stato presidente del Comitato della Coop, uno dei massimi fautori della realizzazione del nuovo punto vendita della Coop a Cividale.
Sotto la sua guida l’ANPI di Cividale ha realizzato molte e interessanti iniziative e ha concretizzato il progetto di gemellaggio con le associazioni partigiane slovene dell’Alto Isonzo.
Membro del Comitato di Presidenza dell’ANPI provinciale è stato anche Vice-presidente per la zona del cividalese (il vecchio mandamento che si riferiva a Cividale). Assieme ai partigiani sloveni ha realizzato iniziative culturali e si è battuto, assieme al Comitato di sezione di
Cividale, per aTermare una narrazione delle problematiche del confine orientale in maniera più consona alla realtà dei fatti contro la visione schematica e distorta di chi non conosce la complessità della nostra realtà e della storia che la caratterizza.
Elio è stato una persona coerente col motto “ora e sempre resistenza”.

Conclusioni

Nell’avviarci a concludere, è impossibile ricordare in questa sede, nei particolari, la lunga, interessante e complessa storia dell’antifascismo e il lungo elenco dei partigiani cividalesi,
ma ci proponiamo di riuscire a pubblicare una ricerca che renda giustizia a una parte della Storia della nostra Città che è poco conosciuta o peggio vilipesa. Approfitto per lanciare a tutti l’appello a fornirci immagini e documenti che riguardano persone o fatti legati alla
Resistenza nel cividalese.
Mi limito qui a ricordare solo alcuni significativi protagonisti e Istituzioni cittadine che hanno
contribuito alla Resistenza, come i medici dell’Ospedale Civile, i dottori Fabris, Pittioni,
Cordaro (25) che, sotto occupazione tedesca, a loro rischio e pericolo, curavano i Partigiani feriti;
nell’ambito sanitario l’importante contributo, sul campo, dei medici Fausto Colò, e Leo Levi e
del laureando in medicina Lino Argenton, che operarono insieme alle formazioni partigiane
combattenti.

(25) Per un approfondimento sulla interessante figura del medico Mario Cordaro: AA.VV. – Album 1942-43. Disegni del campo di concentramento di Gonars (Collezione Cordaro) – Gaspari Editore – 2016.
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In questo periodo si realizza la gran parte dei monumenti a ricordo della Lotta di Liberazione, si fondano gli Istituti storici della Resistenza che operano in molte Provincie italiane avvalendosi del contributo della memoria, ancora viva degli appartenenti alla Resistenza e di validissime figure di studiosi.
Anche a Cividale questo clima registra l’apertura di alcuni politici alle istanze dell’ANPI.
A Cividale nel 1947 si colloca nel campo sportivo, poi denominato “Ai martiri della Libertà”, la lapide che ricorda in quel luogo l’efferata esecuzione di 8 partigiani, di cui tre sloveni. Nel 1955, nel X anniversario della Liberazione, è collocata una lapide sulla spalletta del ponte sul Rugo Emiliano, sulla strada statale in direzione della frazione di Sanguarzo, che ricorda 4 caduti partigiani del 1° maggio 1945. Nel 1965, in occasione del XX della Liberazione, l’ex Foro Boario è rinominato come “Piazza della Resistenza”. Nel 1968 viene apposta la scritta che ricorda anche i caduti nella Resistenza alla base del Monumento che ricorda ora tutti i caduti cividalesi, decisione sofferta, ma fortemente voluta e infine imposta alla sua maggioranza dal Sindaco, il Senatore Guglielmo Pelizzo.
In Occasione del Trentennale della Liberazione, nel 1975, si realizza il Monumento alla Resistenza opera del M° Luciano Ceschia, inaugurato alla presenza dell’allora Presidente della Camera dei Deputati, Sandro Pertini. Nel trentennale della Costituzione repubblicana, nel 1978, vengono finalmente ricordate con un Monumento le vittime delle fucilazioni alle “Fosse del Natisone” all’interno dell’area militare della Caserma “Francescatto”. Nel 1979, la Città è decorata con Medaglia d’Argento al Valor Militare per il ruolo svolto nella Lotta di Liberazione, e nel 1985 viene posta nella Loggia municipale la lapide che ricorda la concessione di questa onorificenza a Cividale del Friuli. Il 25 aprile 1982, il giorno della “Festa della Liberazione”, a onorare Cividale è la Presidente della Camera dei Deputati, Nilde Iotti. Il 1° maggio 2015, nel 70° anniversario della Liberazione, s’inaugura il monumento che ricorda gli operai dell’Italcementi fucilati dai nazifascisti.
Alcune vie della Città nel corso degli anni sono dedicate alla “Libertà”, ai “Fratelli Cervi”, ad “Anselmo Calderini”, a “Leo Levi”. Una via cittadina e le Scuole Medie, oggi all’interno dell’Istituto Comprensivo omonimo, sono intitolate alle martiri Elvira e Amalia Piccoli. Una sezione della Biblioteca comunale è dedicata alla Resistenza, alcune aule della Scuola Elementare sono dedicate a Partigiani caduti e anche alcune sale dell’Ospedale Civile. L’Aula Magna del Liceo “Paolo Diacono” è dedicata a Manfredi Mazzocca, Medaglia d’Oro della Resistenza. Altre vie andrebbero dedicate a figure di donne che hanno contribuito alla nostra Libertà, come quelle di Ines Pinosio, di Orsolina Angeli o della Partigiana Violante Principi Argenton. Anche la figura del Partigiano Felice Di Giusto merita di essere ricordata: barbaramente ucciso e massacrato dai repubblichini nella frazione di Rubignacco, era effettivamente ricordato da un cippo che è stato rimosso negli anni ’80 del secolo scorso. Per il futuro si dovrà pensare a sistemare e restituire all’uso civile l’area delle “Fosse del Natisone”, ora acquisita tra gli immobili del Comune.

Il periodo del cosiddetto riflusso coinvolge anche la memoria di questi fatti e di ciò oggi abbiamo quotidiano riscontro.
La Resistenza cividalese e i vertici della Resistenza friulana, ormai impossibilitati se non tramite nostro a difendersi, sono accusati pesantemente e trascinati in una continua polemica che riguarda una vicenda tutt’altro che conclusa sul piano storico: l’eccidio, così denominato, di Porzûs, oggetto di una ricerca storica reiterata (26). Ma con quel singolo e tragico fatto non si può dimenticare il contributo alla libertà della Resistenza friulana, con i suoi 2600 caduti, 1600 feriti, 7000 deportati, 2000 morti nei campi di concentramento e sterminio, 20.000 perseguitati politici, opera di politica unitaria, pluralistica, antifascista dei Comitati di Liberazione Nazionale. Il miracolo organizzativo dell’intendenza Montes
Quell’eccidio non può oscurare, per quanto efferato e tragico si giudichi quell’episodio, la memoria e il sacrificio dei fucilati alle Carceri di Udine, al Cimitero di Udine, al Campo sportivo di Cividale, alle Fosse del Natisone, dei fucilati di Pradamano, Spilimbergo, Strassoldo, Pordenone, Tramonti, Gemona, Tarcento, Terzo, Cervignano, Azzano X… degli arsi vivi di Torlano, Costalunga, Peternel, gli eccidi di Avasinis, Bordano, Ovaro, Malga Pramosio e Verzegnis, degli impiccati di San Giovanni al Natisone, Premariacco e Porcia, dei torturati e trucidati della Caserma Piave di Palmanova, dei martiri nei campi di detenzione di Gonars e Visco, dei 15 paesi bruciati della provincia, né si possono scordare le zone libere della Carnia e del Friuli orientale. Le grandi battaglie di Gorizia e Peternel, i combattimenti protrattisi per mesi sull’altopiano di San Vito, a Chiapovano, a Voschia, a Cima Sebreglie, sul monte Blegoš, nella Selva di Tarnova e sulla Bainsizza, gli oltre mille caduti e dispersi della Divisione comandata da Mario Fantini “Sasso”. La Liberazione delle nostre città prima dell’arrivo degli alleati, il titolo d’onore per la Resistenza friulana di aver iniziato per prima e concluso per ultima la sua battaglia. La medaglia d’Oro concessa per il Friuli alla città di Udine, le medaglie d’Argento conferite alle città di Tolmezzo e Cividale del Friuli per le rispettive zone libere.
Il Friuli fu presente anche all’estero: Grecia, Albania, Jugoslavia, Francia, Ungheria, Cecoslovacchia, URSS con 450 partigiani combattenti, 61 caduti, 11 dispersi, 19 feriti (27).
Tralasciamo, volutamente, gli infiniti atti d’eroismo, individuale o collettivo, di donne, uomini civili, militari e formazioni partigiane perché ogni Partigiano che ho conosciuto non ha mai esaltato gli atti di guerra, guerra che è in sé un atto fascista, ma ha invece indicato come prioritario l’obiettivo della pace e della democrazia raggiunta giocoforza per quel tramite violento.

Voglio ringraziare l’Amministrazione comunale di Cividale nella persona del Sindaco, dott.ssa Daniela Bernardi, per la disponibilità ad accogliere le proposte della nostra Associazione e per valorizzare il ruolo svolto da civili, militari e Partigiani per la realizzazione della Democrazia nel nostro Paese, sostenendo le Commemorazioni che si tengono nella nostra Città.

(26) A questo proposito ritengo utile segnalare il libro di Alessandra Kersevan “Porzûs 1945. Prove di Gladio sul confine orientale. La nuova inchiesta.” Frutto di una ricerca approfondita e decennale edito da KappaVu - 2025;

(27) Liberamente tratto da un intervento del Capo di Stato Maggiore della Divisione d’Assalto “Garibaldi Natisone”, Gino Lizzero “Ettore”.
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L’ANPI è, storicamente, presente nella vita cittadina con attenzione verso le classi più disagiate e i lavoratori: ad esempio fu a fianco, insieme ad altre Istituzioni, Associazioni e Partiti, nella lotta dei cementieri per salari più dignitosi e sicurezza sul lavoro nel grande e lungo sciopero del 1961.
È interessata perché nel territorio non vengano a mancare, ma anzi siano potenziati, i servizi gestiti dall’Amministrazione pubblica nei settori della sanità, dell’assistenza, dell’istruzione, così da onorare il dettato costituzionale che obbliga alla tutela dei più deboli con lo scopo di metterli su un piano paritario con coloro che hanno maggiori possibilità e risorse.
Di fronte a quanto sta accadendo, a ciò che si delinea per il futuro in un orizzonte non troppo lontano, come persone e come Associazione, non abbiamo paragoni con il passato se non con ciò che abbiamo ricordato, perciò è la nostra Storia che ci impegna a non dimenticare per non ricadere i quegli stessi errori e che ci obbliga a continuare sul tracciato della strada percorsa a difesa della Pace e a presidio della Democrazia: in casa nostra con la tutela della Costituzione e in un più ampio orizzonte ripensando, ridefinendo e dando nuovo impulso agli Organismi internazionali a tutela della Pace, dei Diritti Umani, della Sanità.
Per questo riteniamo inaccettabile la logica del riarmo, che non solo toglie risorse al welfare e crea ampi scompensi tra le classi sociali, ma che ci fa accettare l’uso della forza, della guerra, come elemento imprescindibile della politica. Se tutto questo è inevitabile diventa un ostacolo insormontabile e impossibile la cooperazione in tutti i settori e si favorisce l’innalzamento di muri laddove c’è invece necessità di ponti.
Giudichiamo pericoloso il potenziamento degli eserciti nazionali, la sempre più forte presenza dei militari nelle nostre scuole: l’esercito nato dalla Resistenza è un esercito di difesa e non può essere il braccio per imporre ad altri con la forza qualsiasi modello, giusto o sbagliato che sia. Conosciamo già la pericolosità della logica del riarmo, perché il nostro Continente, partendo dalla mancanza di dialogo e dall’uso della forza militare, è stato il terreno per infinte guerre che hanno devastato nazioni e popolazione.

È pur vero che il Continente nel suo insieme non ha scatenato guerre di aggressione, come ha recentemente affermato il Presidente della Repubblica Mattarella, ma lo ha fatto invece per il tramite di quelle nazioni che si sono unite in alleanze attaccando, per esempio, una nazione sovrana quale era la Jugoslavia del 1999. La guerra si è risolta nell’arco di due mesi senza perdite per “noi”. Si trattava infatti di colpire un moribondo, lasciando comunque la triste contabilità di circa 2500 civili morti, dei quali 89 bambini, di 12.500 feriti e sul terreno una certa quantità di uranio impoverito.
Il Continente europeo l’ha fatto, senza andare troppo indietro, sotto le bandiere della “Triplice Alleanza” o quelle dell’”Asse” e non vorremmo che la prossima alleanza a trascinarci in un conflitto sia la cosiddetta “Coalizione dei Volenterosi”.
Nelle guerre del 1848, 1849, 1859, 1866, 1893-96, 1911-12, 1915-18, 1935-36, 1940-43 e 1943-45 hanno sacrificato la propria vita cividalesi. È evidente con ciò che gli ottant’anni di pace ottenuta dopo la fine della II guerra mondiale sono un fatto di portata straordinaria: la pace va quindi preservata!
Concludo con i saluti e i ringraziamenti ai rappresentanti della Zveza Združenj Borcev za Vrednote di Caporetto, Tolmino e Plezzo, nella persona di Vojko Hobic, e di Brda, nella persona di Žarko Kodermac. Associazioni slovene con le quali siamo gemellati sulla base del comune antifascismo, ma anche per promuovere e favorire il reciproco scambio tra i nostri popoli, anche se, con tristezza, vediamo di nuovo presidiato il nostro confine da polizia e militari, nel tentativo tutto ideologico di trasformare il confine aperto di nuovo in una frontiera.

Ringrazio i rappresentanti della SOMSI di Cividale, Associazione con la quale collaboriamo strettamente che ospita la nostra sede da molti anni e che ringraziamo per il sostegno alle nostre iniziative. Ringrazio la famiglia Danelone, che ci ha concesso l’uso di questo prezioso e accogliente spazio, spazio che ha un’attinenza con la Resistenza perché in questo stabile viveva la famiglia Lizzero è da qui Mario Lizzero “Andrea” prese la via del carcere nel 1933. Naturalmente ringrazio la Coordinatrice regionale dell’ANPI, Antonella Lestani, e tutti coloro che ci hanno aiutato, a iniziare dai giovani del Movimento Studentesco per il Futuro, nella realizzazione di questo e di numerosi altri eventi.

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Cividale del Friuli, 15 settembre 2025  

Luciano Marcolini Provenza

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