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ANPI
Cividale del Friuli

alcune tappe nella memoria della
Zona Libera del Friuli Orientale - 2

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Il Comando Garibaldi e la Missione britannica
Nel mese di giugno il Battaglione Manin s’insedia a Masarolis, il Comando Brigata con la Missione britannica si collocano nel paese di Stremiz.
Il Battaglione Manara, pochi giorni dopo, si muove dal paese di Scriò sul Collio insediandosi nel paese di Canal di Grivò.
Nei mesi di luglio e agosto 1944, v’è un grande afflusso di giovani volontari nelle file partigiane tant’è che viene formata una seconda Brigata garibaldina che si disloca sulle alture di Nimis affiancando la Brigata Osoppo gravitante su Attimis.
Gli alleati, in questa fase della campagna d’Italia, davano grande importanza alla Lotta Partigiana per l’apporto che questa forniva in termini militari ed infatti aiutarono le formazioni con il lancio di equipaggiamenti, viveri e armi e anche con la presenza fisica presso i Comandi partigiani di “Missioni alleate”.
In zona si trovava all’epoca una missione composta da ufficali e sottoufficiali dell’esercito britannico la “Missione Coolant” una delle più importanti missioni presenti allora nel Nord Italia: essa era composta dal Maggiore Hedley Vincent “Tucker”, dal Tenente Goddard Godfrey
“Taylor”, dal Sergente Nicolas Brent e dal Caporale H. Hargreaves “Turner”.
Come dicevamo a Stremiz si trovava il Comando della “Garibaldi” e nello stesso paesino si insediò la Missione britannica.
A difesa di questo Comando e della Missione si trovava a Canal di Grivò la Brigata comandata da Gino Lizzero “Ettore” dove era cappellano Don Erino D’Agostini “Unio” che testimonia del clima da lui rilevato nella neo costituita zona libera: “…in questi Comuni i sindaci sono eletti dal popolo e vi si assapora il piacere della libertà”.
Don Erino D’Agostini è stato un prete vicino al movimento partigiano che aiuta a sprezzo della propria incolumità. Si tratta di una figura che è di esempio per capire come la Resistenza ha funzionato nelle sue molteplici forme, dando impulso, speranza e fiducia alla popolazione e ai partigiani anche quando non s’impugnavano le armi, e anzi a maggior ragione per questo!
Don Erino non ha atteso passivamente lo svolgersi degli eventi ma ha invece contribuito pagando un pesante prezzo per la Libertà e per la Democrazia.
Don D’Agostini sarà arrestato dai cosacchi a Faedis il 5 dicembre 1944 e il 24 febbraio del 1945, nonostante l’intercessione dell’Arcivescovo Nogara, in quanto giudicato dai tedeschi “grand bandit” sarà tradotto nel campo di concentramento di Dachau da dove fortunatamente farà ritorno nei nostri paesi a fine giugno 1945 a Liberazione avvenuta dopo aver sopportato indicibili sofferenze.
Infine ricordiamo quanto fu pesante, inumana e dolorosa la repressione seguente all’offensiva nazifascista che pose fine all’esperienza della zona libera: incendio di paesi, fucilazioni, deportazioni, distruzione del tessuto affettivo e sociale d’intere comunità; un buio periodo nel quale però non si spense mai la fiamma della solidarietà e della speranza che pur con grandi sacrifici e difficoltà ha permesso la ricostruzione del nostro Paese e che ci deve spingere ad avere a cuore la difesa della libertà acquisita.

--Nota: nella foto il maggiore Vincent Hedley "Tucker" della missione
--alleata presso il comando della I Divisione Garibaldi-Osoppo.

Cividale del Friuli, 29 settembre 2024

Luciano Marcolini Provenza

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