-

ANPI
Cividale del Friuli

commemorazione dei caduti
nella lotta al nazifascismo

Cividale del Friuli, 31 ottobre 2025

-
-

-
Spoštovani Gostje, Gospa Sektretarka, Gospod Konzul, Slovenski tovariši in prijatelji, dobrodošli v edadu. Ringrazio l’Amministrazione comunale e saluto a nome della nostra associazione le rappresentanze istituzionali civili e militari, le rappresentanze delle associazioni e i cittadini qui presenti.
 
A maggio di quest’anno abbiamo ricordato gli ottant’anni dalla liberazione dal nazifascismo. l’Europa, allora, iniziava a costruire un nuovo percorso dopo lunghi secoli di divisioni e di guerre, dopo le devastazioni materiali e spirituali del secondo conflitto mondiale, un percorso basato sulla pace.
Nelle nostre zone di confine tra il popolo italiano e quello sloveno, dopo le grandi sofferenze patite nel corso di ben due guerre mondiali si iniziava a costruire una nuova collaborazione guardando ai lunghi secoli di convivenza pacifica del popolo friulano e sloveno.

Come associazione di antifascisti italiani dobbiamo prendere atto che il nostro Paese, nonostante i molti decenni trascorsi, non ha ancora, a livello delle alte Istituzioni dello Stato, riconosciuto con passi netti il ruolo svolto dalla nostra nazione nell’aggressione ad altri stati, nella messa in atto di crimini di guerra, nella distruzione di beni materiali operata nei confronti di altre popolazioni per mezzo del Regio esercito e delle milizie fasciste.
Questi mancati atti istituzionali impediscono una consapevolezza nazionale sulle responsabilità storiche di quanto accaduto e rischiano di creare confusioni e attriti. Attriti ad esempio con i paesi nostri vicini e confusioni lasciando intendere che non ci sia una discontinuità tra l’esercito monarchico e fascista con quello della Repubblica Italiana antifascista nata dalla Resistenza.

Tra pochi giorni ricorderemo un altro importante passo che riguarda l’avvicinamento dei nostri due popoli: il 10 novembre 1975, cinquant’anni fa, fu sottoscritto dalla Repubblica italiana e dalla Repubblica federativa socialista di Jugoslavia, nella località marchigiana di Osimo, l’omonimo trattato che sanciva la fine del contenzioso sul confine tra i due Stati e poneva le basi per un accordo di cooperazione economica che doveva rappresentare le basi per lo sviluppo di progetti futuri e per una zona franca a Trieste che, purtroppo, non fu mai realizzata. 
Un ulteriore e fondamentale passo avanti è stato fatto tra la Repubblica di Slovenia e l’Italia con l’ingresso dei nostri paesi nell’Europa unita e con l’adesione al trattato di Schengen. Atti che non solo avevano aperto una straordinaria stagione, cancellando i controlli di frontiera e riconoscendo le rispettive minoranze nazionali, ma che andavano anche nella direzione per la quale i nostri partigiani si erano battuti. 
Ne parlo al passato perché gli accordi che hanno cancellato i controlli di confine, il 21 dicembre 2007, sono sospesi ormai da due anni. Con ciò stiamo abituando le nuove generazioni e noi stessi a riconsiderare attuale il concetto di frontiera utilizzando il pretesto dei controlli, per quanto soft, in funzione della sicurezza nazionale che certamente va tutelata ma per la quale basterebbe dotare le forze dell’ordine dei necessari strumenti materiali e giuridici. 
Questo, secondo noi, è in relazione con l’attuale florida stagione dei governi spiccatamente nazionalisti. Governi che, lo vediamo nei fatti di attualità, a livello internazionale, rifiutano l’ordine nato dagli esiti del secondo conflitto mondiale scardinando completamente il ruolo degli organismi internazionali a presidio della legalità, dei diritti umani, della sanità e della solidarietà verso i paesi poveri del mondo. 
Organismi che avevano trovato nuovo impulso dopo la carneficina, soprattutto di civili, della seconda guerra mondiale costata ben oltre i cinquanta milioni di morti.
Sembrerebbe che caratteristica di questi governi, pur democraticamente eletti, sia la volontà di frattura, di netta contrapposizione, di realizzazione di frontiere tra Stati nella ricerca di un nemico da combattere, non per nulla infatti si parla di nuova corsa agli armamenti, operazione che la storia ci insegna porta a nuove guerre.

Queste divisioni, se ci facciamo caso, vengono proposte anche all’interno stesso delle nazioni interessate dal movimento nazionalista nelle quali il divario tra cittadini ricchi e poveri e sempre più evidente, nelle quali il concetto di solidarietà e di stato sociale viene depresso e nelle quali l’opposizione politica perde il ruolo di garante dei processi democratici per diventare un nemico da combattere o addirittura da eliminare. Inoltre gli organi d’informazione indipendenti e i singoli giornalisti sono in vario modo delegittimati a favore di coloro che si prestano ad essere megafono di propaganda.
Se consideriamo che tutto questo avviene in costanza di un sempre più vistoso rifiuto della politica da parte dei cittadini la nostra preoccupazione aumenta. 
Quanto accade negli scenari di guerre che non hanno fine ci espone al rischio, non escluso ormai neppure a livello europeo, di un conflitto armato con conseguenze devastanti per le democrazie e la vita dei cittadini.

Gentili ospiti, tutto questo non è un processo che riguarda solamente noi italiani ed è necessario il sostegno di tutti alla pace e alla democrazia.
Concludo con le parole del Cardinale Carlo Maria Martini pronunciate di ritorno da un viaggio a Gerusalemme nel 2003. Il Cardinale Martini è ormai scomparso da diversi anni ma queste parole restano attuali e di monito nella nostra veste di politici, di appartenenti ad associazioni o di semplici cittadini anche ad onore del sacrificio delle generazioni che ci hanno preceduto e che hanno consentito, fino ad ora, nei nostri paesi, la Pace:
“Se ciascun popolo guarderà solo al proprio dolore, allora prevarrà sempre la ragione del risentimento, della rappresaglia, della vendetta. Ma se la memoria del dolore sarà anche memoria della sofferenza dell’altro, dell’estraneo e perfino del nemico, allora essa può rappresentare l’inizio di un processo di comprensione. Dare voce al dolore altrui è premessa di ogni futura politica di pace”.
Parole queste che trovano corrispondenza con la strofa contenuta nel vostro inno nazionale opera del grande poeta Prešeren che consentitemi di fare anche nostre:
Žive naj vsi narodi ki hrepene doakat dan, da koder sone hodi, prepir iz sveta bo pregnan, da rojak prost bo vsak, ne vrag, le sosed bo mejak!
Evviva a tutti i popoli che anelano a vedere che ovunque splende il sole, all'odio e alle incomprensioni si ponga fine: che in libertà ognuno viva e amico sarà con il suo vicino.

Onore ai caduti – Slava jim

 

 Luciano Marcolini Provenza
Presidente della sezione ANPI di Cividale del Friuli

-

 

-