-
Quando si vuole
raccontare la tragedia del confine orientale durante il fascismo,
la II Guerra mondiale e l'immediato dopoguerra, la TV, il teatro
e il cinema riescono ad affrontare il problema sempre nel peggiore
dei modi. Analisi storica elementare, rappresentazione grottesca
del movimento di liberazione jugoslavo, vittimismo e moralismo.
Il film Red Land (Rosso Istria) non si discosta molto da questo
schema e replica sostanzialmente operazioni analoghe presentate
in passato da altri autori. Non è la prima e non sarà
nemmeno l'ultima volta.
Qui di seguito il resoconto della visione del film da parte di
Alessandra Kersevan.
(fonte: www.diecifebbraio.info) |
un
corollario di narrazione
con pochi riferimenti storici
il caso
Norma Cossetto
intervento di Claudia Cernigoi
|
|
Il film è costruito con
metodo goebbelsiano, punta molto sullemotività,
non si preoccupa della coerenza ma dellimpatto psicologico;
il punto di vista è sempre quello degli italiani (e dei
fascisti) per cui anche quando vengono dette delle frasi che
sembrerebbero portare qualche elemento di informazione storica,
la cosa viene subito superata dalla visione di un fatto tragico
di segno contrario. La storia è completamente decontestualizzata
e nei particolari in buona parte inventata.
Per spiegare meglio vale la pena citare quanto detto dal prof.
Roberto Spazzali, in un libro pubblicato ancora nel 1990 addirittura
dalla Lega Nazionale (i cui presidenti, come Luca Urizio, evidentemente
non leggono neppure i libri che pubblicano): in Foibe. Un dibattito
ancora aperto, a pag. 149, dopo avere accennato agli articoli
del dicembre 1943 sul Corriere Istriano in merito al recupero
della salma di Norma Cossetto, Spazzali scrive che «lampia
letteratura di quegli anni e del dopoguerra* dedicherà
un consistente spazio alla morte ed al rinvenimento di Norma
Cossetto intrecciando ai fatti realmente accaduti incontrollate
fantasie e presunte testimonianze»*. La narrazione di Antonio
Pitamitz, sulla morte ed il rinvenimento del corpo di Norma Cossetto
riprende, secondo Spazzali, «la più fantasiosa delle
ricostruzioni», e cioè quella che al giorno doggi
è diventata la versione ufficiale, cioè
il sequestro della giovane, le sevizie, le ripetute violenze
carnali cui avrebbe assistito una donna, rimasta anonima, che
trovandosi in casa propria attraverso le persiane chiuse, avrebbe
visto quello che accadeva nella scuola di fronte (cioè
lo stupro di Norma Cossetto).
* Spazzali cita a
puro titolo di esempio, sia il testo di Luigi Papo (Foibe,
pubblicato come Paolo De Franceschi) del 1952, sia gli articoli
di Antonio Pitamitz su Storia Illustrata del 1983). Uno dei mantra
ripetuto durante il cosiddetto Giorno del Ricordo (e in molteplici
altre occasioni) dallo stuolo dei foibologi nato
negli anni 90 è che in Italia non si sia mai parlato
di questi fatti.
1) LIstria viene rappresentata
come abitata da italiani e da non italiani (non viene detto esplicitamente,
ma in alcune brevi scene la gente parla in croato con traduzione
sottotitolata), si accenna anche alla italianizzazione forzata,
ma questi accenni di sfuggita non hanno alcuna importanza nel
prosieguo del film, servono solo a parare la possibile critica
di aver tralasciato di parlarne. Infatti poi gli slavi
vengono presentati o come vittime degli stessi titini
(nome continuamene usato per definire i partigiani*), oppure
come sanguinari ubriaconi, assetati di vendetta e tanto stupidi
da fare orribili violenze gratuite (torture fino alla morte allo
scemo di paese, profeta della tragedia
imminente; stupri di donne slave accusate di essere
mogli di italiani; stupro della figlia di una di
queste; e via di questo passo tutto in preparazione dello
stupro finale, in diretta, da parte dellorda
di slavi sul corpo di Norma Cossetto tutto esplicito e
senza veli). Una scena addirittura ridicola è
quella in cui un gruppo di ribelli comandati dal
crudele slavo protagonista (naturalmente con stella rossa sul
berretto e giacca di pelle e cinturone come un nazista, con ghigno
ridente sulle proprie malefatte) assaltano la caserma dei carabinieri
con bombe, non si capisce se lacrimogene o a gas; fatto sta che
sulla porta in controluce ad un certo punto si staglia il suddetto
crudele slavo con maschera antigas.
* Nel film ci sono numerosi
anacronismi; uno riguarda il fatto che i partigiani jugoslavi
vengano insistentemente chiamati titini, termine
che nei documenti del 43, neppure in quelli fascisti, viene
mai usato.
2) L8 settembre del 43
viene rappresentato come una tragedia per gli italiani
dellIstria. La rappresentazione della gioia e dei festeggiamenti
della popolazione per la (creduta e sperata) fine della guerra
serve solo da sfondo per il realizzarsi della tragedia. Saranno
anche fascisti, dice ad un certo punto uno dei protagonisti,
ma gli slavi prima uccideranno i fascisti e poi tutti
gli italiani. Infatti poi nel film vengono uccisi tutti
i personaggi italiani che si erano entusiasmati alle
idee comuniste, presentati nella trama come traditori che però
pagano il fio accorgendosi della bestialità
degli slavi, e con un loro ultimo atto più
o meno di eroismo o di contrizione e pentimento muoiono* (perdonati
finalmente dal pubblico).
*Format narrativo con catarsi
finale che da migliaia danni ottiene gran successo
3) Nel film non si accenna a
nessun altro contesto della guerra. Non esiste per esempio laggressione
alla Jugoslavia nel 1941 da parte del Regio Esercito (che aveva
fatto diventare il Friuli e la Venezia Giulia, con listria,
zone di guerra), le centinaia di migliaia di morti che loccupazione
italiana fino all8 settembre ha comportato per il popolo
jugoslavo (un milione e mezzo comprendendo lintera guerra
e loccupazione tedesca). Non esistono le rappresaglie,
le fucilazioni di ostaggi, lincendio di villaggi, la deportazione
in campi di concentramento italiani di oltre 120 mila jugoslavi
e la morte di almeno 7000 (donne, vecchi, bambini e uomini, di
fame e malattie conseguenti)*.
* Eppure nella nostra
regione ne abbiamo avuti di questi terribili campi fascisti gestiti
dallesercito (Gonars e Visco) con la morte di almeno 500
civili jugoslavi (donne, vecchi, bambini, uomini, di fame e malattie
conseguenti); altri, terribili, erano vicino allIstria
e in Dalmazia (Arbe, Melada, Mamula e Prevlaka
).
4) Dopo il 25 luglio e fino al
settembre avanzato, la vita in Istria sembra svolgersi ancora
in pace e senza problemi (se non la sottile paura,
ora che il duce non cè più, per
la sorte degli italiani minacciati dagli slavi),
fino a quando il crudele slavo con stella rossa sul berretto non
convince alcuni popolani non meglio identificati a una sorta
di ribellione (da fumetto horror) con spreco di inutili ancorché
inumane sevizie contro donne e uomini indifesi, italiani o croati
italianofili.
E i
tedeschi, che fanno nella finzione film? Ci sono un paio di scene:
una prima in cui sembrano avanzare circospetti ma senza incontrare
alcuna resistenza. Una seconda, quasi alla fine, in cui decidono
lOperazione Nubifragio per la conquista dellIstria,
ma anche questa volta, pur essendo armati fino ai denti, non
cè nessuna resistenza. Non si capisce quindi perché,
non incontrando ostacoli, abbiano concluso la conquista dellIstria
appena il 9 ottobre (data e circostanze che nel film si guardano
bene dal riferire). Infatti la cosa è trattata in maniera
storicamente improponibile: i ribelli locali e i partigiani vengono
presentati come dei vigliacchi che dopo aver ucciso e stuprato
(come sopra), fuggono allarrivo dei tedeschi, lasciando
la popolazione in loro balia.
A questo punto le omissioni, gli anacronismi e le mistificazioni
sono talmente tante che ci vorrebbe più di un articolo
o volantino. Basterà ricordarne qualcuno. Cosa fanno i
tedeschi nella realtà? Alla fine dellOperazione
Nubifragio i nazisti si vantano di aver eliminato,
tra stragi, fucilazioni, incendi di villaggi e deportazioni in
Lager, almeno 13 mila istriani. Si può immaginare quindi
la Resistenza che incontrarono. Nella loro Operazione i nazisti
furono guidati dai fascisti, ma ciò non viene rappresentato
nel film. In una delle scene finali cè una irrealistica
scena in cui i tedeschi uccidono una italiana comunista traditrice
proprio mentre viene aiutata dalle donne della famiglia Cossetto.
5) i fascisti istriani vengono presentati in maniera edulcorata,
fascisti solo perché se non avevi la tessera non
lavoravi (il prof. Ambrosin, interpretato da Franco Nero,
il quale negli anni Settanta aveva invece partecipato al film
jugoslavo La battaglia della Neretva); o fascisti
per fedeltà alla patria o al giuramento
(il soldato che non vuole essere disertore); o fascisti
perché tutti gli italiani lo erano (lo dice
la madre di Norma Cossetto); o fascisti perché il ruolo
sociale lo imponeva (il padre di Norma Cossetto, podestà
del paese, camicia nera e gran possidente, sfruttatore di coloni
slavi, cosa questultima non detta). Non
cè il minimo accenno ai circa 40 mila italiani giunti
in Istria per esercitare un potere coloniale (gerarchi fascisti,
carabinieri, finanzieri, segretari comunali, maestri, famiglie
intere di agricoltori, dato che con lEnte Tre Venezie lItalia
fascista aveva sottratto migliaia di ettari ai contadini sloveni
e croati, assegnandoli a famiglie provenienti da altre regioni
dItalia).
Di tutto questo non si fa cenno nel film. Invece in una scena
particolarmente truce, il crudele partigiano slavo con stella
rossa sul beretto fa uccidere un colono, ne fa stuprare la figlia
dai suoi sgherri e poi lui stesso la moglie, solo perché
il colono aveva detto di essere stato sempre trattato bene dal
padrone (fascista). Gli sceneggiatori del film non possono sapere,
ottenebrati dal loro razzismo, che i partigiani jugoslavi ottennero
una grande adesione di popolo proprio perché furono particolarmente
bravi proprio nella propaganda politica, nello spiegare a chi
aveva ancora una mentalità servile la necessità
di ribellarsi.
6) Nel film, insomma, cè un completo ribaltamento
storico tra carnefici (i fascisti italiani) e le vittime (civili
e partigiani jugoslavi) che vengono rappresentati come aggressori
assetati di sangue e di vendetta, mentre stavano combattendo
una strenua lotta per la loro sopravvivenza, dato che il fascismo
aveva decretato la loro eliminazione (bonifica nazionale).
7) La vicenda di Norma Cossetto, con il ben conosciuto metodo
della demonizzazione del nemico viene isolata da
tutto il contesto precedente (oppressione fascista) e da ciò
che stava avvenendo in quei giorni nella penisola istriana, invasione
tedesca e riconquista fascista, facendole assumere una valenza
quasi mitologica, se non agiografica, presentandola come uneroina,
buona per definizione, sospesa in una sorta di suo mondo fatto
di giovinezza, studi, amore, amicizia, fede, bontà, e
preda, improvvisamente, del male assoluto, rappresentato
qui non dalla strega cattiva, ma dagli slavi e per di più
comunisti.
Fuori dal mito, la storia personale di Norma Cossetto è
quella di una delle tante donne che furono travolte dalle atrocità
della guerra, atrocità che non furono certo iniziate dai
partigiani jugoslavi. La versione filmica della sua sorte viene
presentata come verità storica, mentre sulle circostanze,
i modi e i responsabili non cè documentazione e
i particolari dello stupro, dellinfoibamento e tutte le
scene raccapriccianti su cui il film si sofferma lungamente sono
stati, se non del tutto inventati, basati su labili dicerie,
ben usate nella guerra psicologica antipartigiana.
Lepisodio viene ancora presentato come se nessuno ne avesse
mai parlato prima. In realtà lo sciaccallaggio politico
sulla figura di Norma Cossetto era già iniziato da parte
dei repubblichini nel 1943; era uno dei tasselli di quella enorme
operazione propagandistica messa in piedi dai servizi disinformativi
della Xa Mas, continuata poi nel dopoguerra con uninfinità
di libri, come ricordava anche Roberto Spazzali nel testo citato
allinizio di questa recensione. Le versioni del fatto sono
innumerevoli e tra loro contrastanti, e chi, come Claudia Cernigoi
ha analizzato i documenti dimostrandone linconsistenza
e contraddittorietà, è stato minacciato e pesantemente
diffamato da personaggi e ambienti (neo)fascisti.
Perché questa è la realtà: Red Land
è un film di pura propaganda fascista, basato su stereotipi
anticomunisti e razzisti antislavi, sullo stravolgimento della
realtà storica per riabilitare il fascismo distruggendo
limmagine della Resistenza antinazifascista, e soprattutto
del contributo dei comunisti. La cosa più grave è
che un film di pura propaganda fascista sia coprodotto dalla
RAI, quindi al di là dellinesistente valore storico-artistico
e del più o meno scarso successo di pubblico, verrà
proiettato più volte dalla RAI e probabilmente da altri
canali televisivi, venendo visto comunque da milioni di persone;
con lappoggio della potente lobby delle associazioni degli
esuli avrà sicuramente la massima diffusione in circoli,
manifestazioni di vario tipo e forse nelle scuole (anche se perlomeno
la estrema crudezza di tante scene comporterebbe di vietarne
la visione ai ragazzi). Quindi non dobbiamo affatto sottovalutarne
limpatto sulla coscienza della gente.
Intanto a Udine viene proiettato in un cinema come il Visionario,
che è stato uno dei luoghi culturali della sinistra e
dellantifascismo. Io credo che si debba cercare di mobilitare
il più possibile tutto lantifascismo che rimane.
-