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ANPI
Cividale del Friuli

la letteratura slovena

- intervento di Andrea Bellavite -

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La letteratura slovena è pochissimo conosciuta in Italia eppure affonda le sue radici in una lingua anche scritta più antica dell’italiano perché i primi documenti in lingua slovena risalgono all’VIII – IX secolo.
La codificazione della lingua slovena avviene con Primož Tubar: il più importante discepolo di Martin Lutero al sud del Danubio. Gira tutta Europa per diffondere il verbo protestante e, quando giunge nel Goriziano, predica a Santa Croce di Vipacco, vicino a Aidussina, e a Gorizia con tal successo da far sì che il 90% delle popolazione, fra cui vescovi e sacerdoti, aderisca al Protestantesimo.
Quando gli Asburgo decidono alla fine del XVI secolo di rimanere cattolici, dal Goriziano sono allontanati tutti i predicatori e il Protestantesimo viene cancellato.
Ritornerà a Gorizia nel 1819 quando un imprenditore tedesco, Johann Christoph Ritter, trasferirà a Gorizia la sua raffineria di zucchero, una delle più importanti dell’Austria, richiamando dalla Germania molti operai luterani, che formarono il primo nucleo della nuova comunità.
Primož Trubar è importante perché ha scritto una grammatica e un abbecedario dando al popolo la possibilità di leggere e scrivere e conoscere di conseguenza anche la parola di Dio. La Bibbia verrà tradotta in sloveno da Jurij Dalmatin.
Da lì in poi il percorso della lingua e letteratura slovena continua e nel 1800 compare una personalità importantissima: France Prešeren (Vrba, 3 dicembre 1800 – Kranj, 8 febbraio 1849) che è considerato così importante che la data della sua morte è ricordata ogni anno con una festa nazionale in cui la maggior parte delle istituzioni culturali slovene apre gratuitamente le porte ai visitatori e ci sono molte iniziative in cui si propongono le sue poesie.
Un altro autore molto interessante del 1800 sloveno è Simon Gregori (Ursina, 15 ottobre 1844 – Gorizia, 24 novembre 1906) "l’usignolo di Gorizia” che ha scritto poesie straordinarie fra cui un’ode dedicata al fiume Isonzo (Soa) in cui prevede con decine di anni d’anticipo quello che succederà lungo il fiume nel corso della I Guerra Mondiale e delle poesie dedicate alle montagne.
Altro autore importante è Alojz Gradnik (Medana, 3 agosto 1882 – Lubiana, 14 luglio 1967) la cui opera poetica è un ponte fra impressionismo ed espressionismo.
La nostalgia di questa terra è un dato presente in molte poesie: Alojz Gradnik, che vive gran parte della sua vita lontano da Medana e dal Collio, scrive poesie intrise di malinconia e di ricordi.
La produzione poetica più importante di Gradnik si può dividere in due periodi: dal 1916, anno di pubblicazione della sua prima raccolta Padajoce zvezde (“Stelle cadenti”), fino al 1926, e dal periodo immediatamente precedente alla II Guerra Mondiale fino ai primi anni quaranta. Le poesie del primo periodo sono caratterizzate dall’immediatezza dell’espressione, dalla resa dei moti interiori del proprio io in toni quasi impressionistici, mentre quelle del secondo periodo sono improntate a una riflessione più matura sulla condizione dell’umanità e si avvicinano a forme poetiche più classiche.
La poesia di Gradnik è imperniata sul sentimento come essenza dell’uomo, ma anche su una tormentata ricerca di un assoluto che permetta di trascendere la solitudine e la lacerazione interiore dell’individuo.
Numerose sono le poesie in cui vengono rievocati i paesaggi natii del Collio e in cui risuona l’attaccamento di Gradnik alla propria terra e alla propria identità nazionale, intesa come legame con gli antenati e valore da difendere.
Se ci spostiamo nella zona del Carso dobbiamo ricordare Sreko Kosovel (Sežana, 18 marzo 1904 – Tomaj, 27 maggio 1926) per la cui opera si parla e si scrive di fase impressionista, espressionista e costruttivista, ma non mancano nemmeno contatti con le avanguardie del Dadaismo, Futurismo e Surrealismo.
Un altro autore importante è Ivan Cankar (Vrhnika 1876 - Lubiana 1918) che ricorda molto i grandi autori mitteleuropei con racconti pieni di immagini e sogni in cui emerge una inclinazione sociale molto forte quando da voce a poveri e schiavi contro le prepotenze dei potenti.
Vorrei infine citare una poetessa slovena Ljubka Šorli (Tolmino, 19 febbraio 1910 - Gorizia, 30 aprile 1993) le cui opere sono segnate dall'esperienza della guerra e della persecuzione e cantano i luoghi della Slovenia, la natura e le tradizioni religiose. Pubblicò inizialmente in riviste parrocchiali di lingua slovena, illegali sotto il Ventennio fascista. Figura schiva e riservata, è stata per lungo tempo sconosciuta anche al pubblico sloveno. Una traduzione in italiano di alcune sue poesie, "Canti spezzati", è stata pubblicata nel 1994.
In Italia sono strate tradotti circa 80 opere di scrittori sloveni e salvo Boris Pahor e Alojz Rebula, sono state pubblicate da piccole case editrici con tutte le conseguenti problematiche di diffusione dei libri
L’importanza di questi poeti presso il popolo sloveno è dimostrata anche dal fatto che le formazioni partigiane del Fronte di Liberazione in Slovenia erano intitolate a poeti e scrittori. Questo ha lasciato segni profondi nella identità nazionale di un popolo che durante la II Guerra Mondiale ha combattuto per la propria libertà contro l’oppressore nazifascista e per la liberazione di tutti i popoli e uomini.
Molto importante nelladifersa della identità nazionale è stata la stamperia clandestina partigiana nei pressi di Vojsko che ha ha svolto un importante ruolo di collegamento nell’ambito della lotta di liberazione nazionale in Slovenia. Ha fatto appello e chiamato la gente alla resistenza armata contro gli occupatori ed è stato il contrappeso necessario per opporsi alla propaganda ostile, motivo per cui la direzione partigiana slovena ha organizzato la creazione e il funzionamento di numerose tipografie illegali. La necessità di una parola slovena scritta era forte, soprattutto a causa del lungo dominio fascista e della sua politica internazionale nella regione del Litorale sloveno. Qui, le prime tecniche illegali di ciclostilo entrarono in funzione nel 1941. Attraverso la propagazione di bollettini, proclami, giornali e notizie radiofoniche, la direzione del movimento partigiano ha tenuto informate le persone sugli eventi in Slovenia e in tutto il mondo. All’inizio del 1944, la direzione decise di creare una tipografia più grande e di stampare tutto il materiale necessario su una macchina da stampa, che permise di lavorare più velocemente, di produrre stampe migliori e in tirature più grandi. Nel corso della guerra di liberazione si stampavano ogni giorno circa 4 mila della Gazzetta Partigiana che venivano distribuite nel Litorale da corrieri che si passavano le copie di mano in mano L’ultimo numero fu stampato in questa tipografia il 1° maggio 1945 e pochi giorni dopo il giornale iniziò a essere pubblicato a Trieste. Il 13 maggio 1945, infatti, fu pubblicato per la prima volta il Primorski dnevnik che ancora oggi è edito a Trieste.

Nota: nelle immagini dall'alto in basso: Alojz Gradnik e Sreko Kosovel
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