-
A cura dell'ANPI di Manzano è stato recentemente pubblicato
il libro "Diario di Andreis" di Diego Lavaroni e Andrea
Camerotto.
E' la storia di Fabiano Camerotto, il partigiano Andreis",
una delle tante storie di giovani che dopo lArmistizio
del 8 settembre 1943, la fuga del re e lo sfaldamento delle forze
armate, si trovano a dover scegliere se obbedire ai proclami
tedeschi o aderire alla Resistenza.
Una scelta da farsi in un territorio che faceva parte dellOZAK
(zona operativa del Litorale adriatico) in cui lamministrazione
civile e militare era in mano ai tedeschi che comprendeva le
provincie di Trieste, Gorizia Udine, Lubiana e Fiume.
In questo contesto Fabiano Camerotto, arruolato nel giugno del
1943 nella Marina Militare di stanza a Monfalcone, dopo l8
settembre rientra a Manzano per essere poco dopo forzosamente
arruolato nella esercito della Repubblica Sociale Italiana. Presterà
servizio nelle zone di Zaga, Camina e Idresca.
Il
27 luglio1944, con alcuni elementi del presidio di Camina, approda
nella Resistenza ed entra a far parte nella neo costituita Compagnia
Mortaisti della Garibaldi-Natisone comandata dal
manzanese Michele Seffini Marcoe che annoverava fra
le sue fila anche Rosolino Virgolini Lino e Nello
Menotti Puppo che poi diventerà su grande
amico e morirà in combattimento. Qui hanno in dotazione
un mortaio da 81 mod. 35, un ottimo mortaio che rimarrà
in dotazione dellEsercito Italiano anche negli anni successivi
alla II guerra Mondiale.
"Andreis" portava la canna del mortaio, "Marco"
la piastra e "Lino", assieme ad altri, le munizioni.
"Rosolino", il piu anziano, con una buona esperienza
fatta nella campagna di Russia, era il puntatore.
In quel periodo confluiscono nelle fila della Resistenza molti
coscritti della RSI che non volevano soggiacere ai comandi tedeschi,
antifascisti a cui il confino o il carcere avevano conferito
una buona formazione politica, civili provenienti da varie parti
del Friuli con una coscienza politica in via di formazione. Tutti
vanno a ingrossare le fila della Garibaldi-Natisone che in breve
tempo diventa una delle più consistenti formazioni partigiane
italiane e che opera a ridosso delle zone che attualmente sono
al confine fra Italia e Slovenia.
La squadra dei mortaisti, anche su pressione degli alleati anglo-americani
agisce nella Valle dell'Isonzo sulla linea ferroviaria che dall'Austria
va al porto di Trieste per rallentare il consistente flusso di
armamenti che andava a rifornire i tedeschi nei territori lungo
l'Adriatico.
Nel corso di una di queste azioni, incalzati dai tedeschi durante
un ripiegamento, perde in un torrente la canna del mortaio. Si
nasconde nel bosco e quando è sicuro che non ci sono nei
dintorni i tedeschi, recupera la canna, la lega allo zaino e
raggiunge il presidio di guardia partigiano dove lo davano caduto
in mani tedesche. Fame e freddo sono frequenti, si dorme nei
boschi, ci si muove nella neve con equipaggiamento non adatto
al clima e il cibo scarseggia.
Frequenti i combattimenti spesso in condizioni difficili con
spostamenti in avanti e indietro sulla montagna, con azioni e
reazioni che producono nelle nostre fila morti e feriti.
Con il proclama del gen. Alexander che chiede ai partigiani di
sospendere le azioni, la divisione Garibaldi accetta la dipendenza
operativa dal IX Korpus. Non una scelta isolata perché
anche i partigiani delle Alpi occidentali che si trovano ad operare
in Francia si mettono alle dipendenze del Comando operativo della
Resistenza francese.
"Andreis" partecipa a numerose azioni di combattimento
sia nelle nostre zone che nella Slovenia più interna fino
allo scioglimento nel giugno del 1945 della divisione Garibaldi.
Il dopo guerra non è facile, pesa l'essere stato partigiano
con difficoltà a trovare lavoro, con poche opportunità
di lavoro che gli vengono proposte a causa del su passato partigiano,
fino alla difficoltà a sposarsi in chiesa perché
partigiano.
Dopo aver lavorato come operaio nella ditta Tonon, assieme a
Rino Tavagnacco (il partigiano "Achille" e Franco Savio
fonda una società artigiana per la produzione di sedie.
Costante la difesa dei valori della Resistenza, partecipa alle
manifestazioni del 25 aprile, porta i familiari a vedere le zone
in cui ha combattuto, cura i suoi diari mettendo in ordine i
numerosi appunti che aveva raccolto durante la su attività
partigiana.
Muore a 68 anni a seguito di una malattia incurabile. Al comandante
"Marco" viene impedito di tenere l'orazione funebre
durante la cerimonia religiosa per i pregiudizi che, a quasi
50 anni dalla fine della guerra, erano presenti nel mondo della
chiesa.
Nota: quanto sopra riportato
è il riassunto dell'intervento di presentazione del libro:
Diego
Lavaroni, Andrea Camerotto - Diario di Andreis - ANPI
Manzano
svoltasi a Cividale del Friuli il 13 ottobre 2023
-