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Il libro dedicato alle deportazioni dal carcere di Gorizia nella
prima parte racconta quello che succede mese per mese (20 capitoli,
uno per mese) in merito alle deportazioni e contiene lelenco
dei deportati.
La seconda parte, circa 300 pagine, riporta delle brevi biografie
dei 3085 uomini e donne che furono inviati in Germania e dei
55 detenuti fucilati durante il periodo in cui la provincia di
Gorizia, allora molto più estesa di quella attuale, si
trovava a far parte dell'Adriatische Kustenland.
Dopo
l' 8 settembre 1943 e dopo linvasione tedesca dell'Italia,
le province di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana
(quest'ultima annessa all'Italia dopo linvasione del aprile
1941) furono separate dallItalia dove si era costituita
la RSI e di fatto entrarono a far parte del III Reich.
In questi territori I tedeschi hanno tutti I poteri, introducono
le leggi tedesche, nominano prefetti e podestà, emettono
i bandi di arruolamento per cui i giovani devono prestare servizio
militare nelle formazioni tedesche o nelle formazioni collaborazioniste
al comando dei tedeschi come la Milizia per la Difesa Territoriale.
Di fatto questi territori nei 20 mesi che vanno dal settembre
1943 all'aprile 1945 sono tedeschi.
In questo contesto cambiano le funzioni del carcere di Gorizia
che, da luogo di detenzione per detenuti comuni (ladri, truffatori,
borsaneristi, ...) in attesa di processo o che scontano la pena,
si trasforma in un carcere per detenuti politici, nemici del
III Reich, partigiani, sostenitori della Lotta di Liberazioni,
parenti di partigiani, i denunciati per collaborazione con i
partigiani e giovani arrestati nei frequenti rastrellamenti operati
dalle formazioni nazifasciste.
In questi 20 mesi di guerra entrano in questo carcere che oggi
ospita 60 detenuti, 7045 persone (circa 6700 detenuti politici
e 300 detenuti comuni) arrestate per la quasi totalità
dai servizi di sicurezza delle SS.
Anche se formalmente c'è un direttore italiano e le guardie
carcerarie sono italiane, a comandare nel carcere di Gorizia
soni i tedeschi. Sono loro che procedono agli interrogatori,
che decidono chi inviare in Germania, chi fucilare o chi rimandare
a casa.
Le forze dellordine italiane (carabinieri e polizia) non
hanno l'autorità per procedere ad arresti di oppositori
politici senza l'autorizzazione tedesca e comunque devono consegnare
larrestato ai tedeschi.
(...)
I deportati in Germania furono 3085, di questi circa
1900 andarono a Dachau e Auschwitz e circa 1200 al lavoro coatto.
Gli uomini erano il 70% dei deportati, le donne circa il 30%.
La percentuale di donne è la più alta di Italia
(dal carcere di Udine le donne deportate sono il 4%) e questo
si spiega perché nel Goriziano la Lotta di Liberazione
è stata estesa, ha goduto di ampio appoggio fra uomini
e donne e perché nel Goriziano la resistenza è
cominciata già nel 1941 con la costituzione delle prime
formazioni partigiane dopo loccupazione nazifascista della
Jugoslavia.
Inizieranno icombattimenti contro lesercito italiano e
dopo larrivo dei tedeschi anche contro I tedeschi.
I deportati dal carcere di Gorizia furono deportati in tutti
i lager o come lager di primo arrivo o in seguito a trasferimenti
successivi. Una parte, una ventina furono trasferiti anche alla
Risiera di San Sabba che, dal aprile del 1944, da luogo in cui
venivano concentrati gli ebrei da trasferire in Germania, con
la costruzine del forno crematorio, diventa campo di sterminio.
Anche se non c'è una documentazione precisa e completa,
si calcola che a San Sabba siano state internate da 3 mila a
5 mila persone.
Gli
uomini deportati dal carcere di Gorizia furono trasferiti in
4 campi: Dachau, Buchenwald, Mauthausen e Flossenbürg, le
donne ad Auschwitz, Ravensbrüch e a Bergen-Belsen. I convogli
si formavano quasi tutti a a Trieste dove venivano caricati i
prigionieri delle carceri triestine, il convoglio si fermava
a Gorizia, dove salivano i deportati provenienti dal carcere
di Gorizia, quindi a Udine, dove salivano i prigionieri del carcere
di Udine e quelli che il giorno precedente erano arrivati dal
carcere di Pordenone. Tutti i prigionieri dell'Adriatische Kustenland
diretti nei lager seguivano questo percorso tranne i prigionieri
della zona di Lubiana che seguivano altri percorsi. Oltre il
60% dei treni che partirono dalle zone occupate dai tedeschi
partirono da Trieste a dimostrare quanto fosse esteso il dramma
della deportazione dalle nostre zone. Finirono a Dachau oltre
700 prigionieri maschi delle carceri triestine. il campo di Dachau
era classificato dai tedeschi come campo di primo livello, in
cui cioè le condizioni di lavoro erano meno dure perché
riservato a nemici del Reich ritenuti rieducabili. Dachau, nella
Baviera meridionale, fu aperto nel 1933 inizialmente per ospitare
gli avversari politici. Il Campo di Flossenmbürg si trovava
nella Baviera settentrionali vicino alla Cecoslovacchia e ricevette
circa 200 prigionieri ed era un campo di II livello con condizione
più dure, ma riservato a prigionieri ritenuti ancora rieducabili.
Büchenwald, un altro lager di II livello collocato più
a nord, ricevette 200 detenuti.
Ogni lager aveva dei lager secondari (a volte distanti anche
100 Km dal pricipale) dove i prigionieri erano inviati a lavorare
nelle grandi fabbriche o per rimediare ai danni provocati dai
bombardamenti alleati su città e infrastrutture.
Mauthausen, nell'Alta Austria, era un campo di III livello riservato
agli avversari non rieducabili che qui dovevano lavorare intensamente
ed erano eliminati quando, stremati, non erano più ritenuti
abii al lavoro. Circa 80% dei detenuti del carcere di Gorizia
morirà in questo campo.
Oltre 70% delle donne finirono ad Auschiwitz che aveva 3 campi
principali, il numero 1 e il numero 3 erano campi di secondo
livello: Il numero 2, quello Birkenau, era quello destinato al
lavoro dei prigionieri e aveva i forni crematori in cui venivano
uccise le persone al momento dellarrivo o nel tempo più
breve possibilie (zingar,i omosessuali, oppositori politici,
ebrei, testimoni di Geova,
).
I campi di sterminio erano tutti ubicati in Polonia perché
lì doveva essre risolto il problema ebraico, in un contesto
cioé dove la concentrazione di ebrei era molto alta (Polonia,
Ucraina e Paesi Baltici.
(...).
Birkenau è stato il campo di sterminio dove finirono molte
donne del litorale che furono impiegate nella parte del campo
destinata ad ospitare i detenuti che lavoravano. In una altra
parte del campo furono detenuti gli ebrei, anche quelli del Goriziano
dove viveva una comunità di ebrei che viene arrestata
la notte del 23 novembre 1943. Gli ebrei che da Gorizia finirono
ad Auschwitz erano 27 (17 donne e 10 uomini) ed erano in gran
parte anziani e quasi tutti furono eliminati il primo giorno
dellarrivo al lager (11 dicembre 1943). Fa eccezione Ester
Luzzatto di 89 anni, madre del filosofo Carlo Michelstaedter,
che muore durante il viaggio verso Auschwitz.
Solo uno fra questi, Giacomo Jacoponi di 15 anni, riuscì
a fine guerra a tornare a Gorizia.
Il 70% donne detenute nel carcer di Gorizia finì ad Auschwitz
dal settembre del 1943 alla liberazione da parte delle truppe
sovietiche del lager il 27 gennaio 1945. Ma nel mese precedente
i tedeschi svuotarono il lager, smontaroni i forni crematori
e distrussero larchivio ( per i detenuti del litorale non
si troverà in seguito nessuna documentazione). Dai primi
di dicembre 1944 le donne del litorale furono trasferite a Ravenbrück,
nella Germania settentrionale a 90 Km a nord di Berlino, il lager
femminile piu grande della Germania..
Bisogna anche ricordare che in questi lager diverse donne diedero
alla luce dei figli (6 donne da Gorizia partorirono ad Auschwitz
e a Ravensbrück; di questi solo una bambina sopravvivsse
assieme alla madre nelle ultime settimane, quando le cose stavano
cambiando anche nei lager.
A
Bergen-Belsen a 80 Km a sud di Amburgo arrivò lultimo
convoglio proveniente dal Litorale con 70 donne provenienti dal
carcere di Gorizia e partite il 26 febbraio 1945.
Il viaggio fu lunghissimo (19 giorni) perché le linee
ferroviarie erano sconvolte dai bombardamenti tanto che le donne
provenienti da Gorizia percorsero il tratto da Gorizia a Pontebba
in camion. Proseguirono in treno fino in prossimità di
Berlino e poi raggiunsero Ravensbrüch dove furono respinte
perché era in corso una epidemia di tifo, alla fine arrivarono
a Bergen-Belsen.
I caduti, fra gli internati in Gemania, furono 718, ma il calcolo
non è completo perché, per quanto riguarda i comuni
dellattuale Friuli Venezia Giulia, dobbiamo anche considerare
che ci sono stati deportati morti dopo la liberazione, anche
mesi dopo, a causa delle in condizione disperate in cui furono
trovati al momento della liberazione a causa degli stenti patitoi
e delle malattie contratte durante l adetenzione.
I detenuti e i deportati in Germania provenivano da Pola, da
Trieste, da Gorizia, un po' da Udine e Pordenone. Oltre 70% dei
deportati proveniva da Gorizia il cui territorio provinciale
si estendeva in territorio oggi sloveno (Valle dell'Isonzo, Tolminotto,
Idria, valle del Vipacco). Un 10% proveniva da Trieste e il 10%
proveniva dai territori del Cividalese, delle Valli del Natisone,
del Manzanese e in numero relativamente ridotto dal sud (soldati
che dopo l'8 settembre non riuscirono a tornare a casa, si erano
aggregati ai partigiani e vengono catturati nel corso di rastrellamenti).
55 detenuti uscirono dal carcere di Gorizia per l'esecuzione
della sentenza di morte e furono fucilati nel cortile delle milizie
del castello; erano partigiani italiani e sloveni, disertori
di formazioni collaborazioniste e un po' di russi e turkestani
disertori dalle forze tedesche che si aggregarono ai apartigiani.
Per questi 3085 deportati e 55 fucilati le informazioni provengono
da un afonte archivistica rappresentata dai registri del carcere
di Gorizia. In questi documenti ci sono i dati anagrafici e fisici,
data e luogo di arresto, il giorno di ingresso in carcere, la
formazione di polizia che ha eseguito larresto e la data
di partenza per Germania. Altre informazioni si trovano on line
con l'indicazione di lager dove furono rinchiusi, i numeri di
matricola, i trasferimenti, la data di morte nei lager, con causa
di morte.
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