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La caduta
del regime fascista, loccupazione tedesca della Penisola,
la costituzione della Repubblica Sociale italiana e la guerra
civile che ne conseguì aprirono una delle pagine più
drammatiche del secondo conflitto mondiale in Italia. Dall8
settembre 1943 ai primi giorni del maggio 1945 il Paese fu attraversato
e sconquassato da un conflitto lacerante che portò violenze,
lutti, devastazioni e sofferenze che hanno lasciato tracce ancora
presenti nel tessuto culturale, sociale e politico della nazione.
La situazione di Cividale è paradigmatica. Pochi giorni
dopo larmistizio Cividale viene occupata da reparti della
Wehrmacht con una lunga storia di combattimenti alle spalle;
vi sono poi numerose aliquote di soldati delle SS. Il comando
tedesco instaura un duro regime di occupazione che costringe
a scelte non facili. Cividale, come tutto il Friuli, la Venezia
Giulia, LIstria, fa ora parte della Zona di operazioni
del Litorale adriatico, un territorio di fatto sottratto alla
sovranità italiana nel quale i tedeschi instaurano un
regime poliziesco e repressivo.
Cividale vede inoltre la presenza di reparti collaborazionisti
turchestani e calmucchi prima, cosacco-caucasici poi. A questi
si aggiunsero nutriti reparti collaborazionisti italiani, Milizia
per la Difesa territoriale e Reggimento alpini Tagliamento, che
fecero di questa città una base logistica per controllare
il territorio ed operare una dura repressione antipartigiana
messa in atto a largo raggio, sia di concerto coi tedeschi che
in modo autonomo. Anche per questo Cividale paga alla guerra
e alloccupazione un numero molto alto di vittime, di feriti.
Non si contano danni, privazioni.
Le vittime che oggi commemoriamo ci testimoniano quanto fu articolato
il sistema repressivo messo in campo dai nazi-fascisti nella
nostra regione.
La fucilazione degli 8 Partigiani fu una rappresaglia concertata
con una equivalente operata a Gemona. Fu messa in atto come risposta
alluccisione di 8 militi della Milizia per la difesa territoriale.
Si tratta di una violenza esibita, pubblica. Viene messa sotto
il cappello di una presunta legalità. La sentenza di morte
ai Partigiani, come attestano numerose fonti, viene eseguita
dai militi della Milizia ed è comminata dal Tribunale
speciale per la sicurezza pubblica istituito dal Gauleiter
Friedrich Rainer proprio allo scopo di far sembrare legali le
rappresaglie tedesche: il suo funzionamento è arbitrario,
la legislazione imprecisa, è negata la possibilità
di difesa, molti sono dei veri e propri processi farsa. Ciò
nonostante questo Tribunale, a Cividale come in altre zone del
Friuli, diventa uno strumento per la repressione, per accrescere
il terrore, per controllare il territorio. Per in nazi-fascisti
si tratta di rispondere con estrema durezza alliniziativa
partigiana per togliere il sostegno della popolazione ai Partigiani.
Questo surplus di violenza nasce come risposta alla guerriglia
e con questo i tedeschi cercano di togliere dignità ai
loro avversari, non riconoscendoli come pari. I loro corpi diventano
un monito della sorte che tocca ai cosiddetti banditi.
Appare in tutta la sua drammaticità quella pedagogia funeraria
che vuole togliere dignità ai caduti. Ma ha leffetto
opposto. Da un contributo al risveglio delle coscienze e risulta
di esempio per molti.
Le vittime delle Fosse del Natisone ci parlano
di un sistema repressivo e terroristico, se possibile, ancor
più articolato.
Le violenze nazi-fasciste vedono nella caserma Principe
di Piemonte un luogo simbolico. La caserma divenne
un nodo di una rete estesa che abbracciava tutta la Zona di operazioni
Litorale adriatico. La sua posizione strategica era fondamentale
per tenere e controllare il territorio; era un punto di partenza
privilegiato per rastrellamenti (Zona libera Friuli Orientale,
Valli del Natisone e oltre); era nodo di una rete informativa
che si basava sui comandi delle SS e della Sipo/SD e faceva capo
a Udine con: Spilimbergo, Gemona, Tolmezzo, ecc.
Su Cividale gravita una zona ampia e complessa che vede agire
diverse formazioni della resistenza italiane e jugoslave. È
una zona di cerniera nella quale lo scontro nazionale e la barbarie
provocata dallideologia politica e razziale nazi-fascista
raggiungono e mantengono livelli elevatissimi. Alla caserma di
Cividale sono condotti i Partigiani che vengono catturati nel
corso dei rastrellamenti in Friuli, nelle Valli del Natisone
e in altri luoghi. Con loro vi sono condotti i civili che lo
aiutano e quanti sono sospettati di farlo: questo è possibile
anche grazie a alla collaborazione e alle delazioni.
In ragione di tutti questi fattori la caserma Principe
di Piemonte divenne un centro particolarmente attivo
nella zona con un forte nucleo di polizia: e lo rimase per i
tutti i venti mesi di occupazione: la prima vittima registrata
fu Antonio Rieppi (24 anni), ucciso il 2 ottobre 1942, lultima
Aloisio Zorzi (22 anni), ucciso il 1° maggio 1945.
Allinterno delledificio vennero detenute e torturate
decine di persone. Molte furono deportate, svariate decine vennero
massacrate e fucilate, senza il rispetto dei basilari diritti
umani e parvenza di processo. I loro corpi vennero sepolti sommariamente
lungo uno dei muri perimetrali della caserma o semplicemente
fatti sparire. In un crescendo di violenze, le fucilazioni andarono
avanti sino agli ultimi giorni della guerra.
Parte di quanto era avvenuto nella caserma si seppe solo dopo
la Liberazione, quando furono esumate 113 salme di Partigiani,
soldati e civili fucilati. Pochissime vennero identificate; tra
queste vi erano anche 19 militari calmucchi (disertori e catturati
nel corso di un rastrellamento) e diversi civili. Non si conosce,
neppure in modo approssimativo, il numero complessivo delle vittime.
Non è il solo caso in regione (si pensi alla Risiera di
San Sabba e altre stragi perpetrate nel territorio regionale),
ma la dimensione anche quantitativa delle vittime, lo rende uno
dei più particolari non solo in regione.
Le Fosse del Natisone sono una sorta di luogo
e non-luogo della memoria. Lindeterminatezza materiale,
le poche tracce sullidentità delle vittime ci costringono
a una riflessione sulla lotta di Liberazione in queste zone più
articolata che deve necessariamente tenere conto di uno scenario
complesso nel quale agiscono diversi gli attori.
Tali fattori ci costringono a uno sforzo maggiore per non far
cadere il silenzio su quanto accadde; per un dovere civile di
non far scendere loblio sulle vittime.
Il sacrificio delle vittime della rappresaglia tedesca del dicembre
1944, della politica repressiva nazi-fascista e tutti i caduti
nella lotta di Liberazione deve essere tenuto presente come un
patrimonio civile e morale che non può essere dissipato.
A 72 anni di distanza è un monito che va sentito con maggiore
forza e chiarezza tanto più si è giovani. Quei
giovani resistenti parlano ancora e forte a giovani cittadini
di una Repubblica fondata sui valori della Resistenza che quei
valori ed ideali deve tenere ben presenti nella propria agenda
e deve portare a compimento. Onore va tributato ai caduti nella
guerra di Liberazione; ma onore sarebbe una parola vuota senza
un richiamo costante e un impegno attivo nella lotta ai fascismi
(in qualsiasi loro manifestazione) e nel richiamo ai valori di
libertà e democrazia che ha ispirato lazione e la
vita dei Partigiani. Viva lItalia libera.