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ANPI
Cividale del Friuli

25 aprile - Festa della Liberazione

l'intervento del Presidente
dell'ANPI sezione di Cividale

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Due anni di limitazioni! La pandemia non si è ancora spenta e non abbiamo fatto in tempo a dire “finalmente!” che siamo precipitati in un’altra emergenza. Un’emergenza che ripropone le stesse paure e lo stesso frasario: un nemico potente che si afferma sconosciuto, un pericolo incombente per l’intera umanità, bollettini quotidiani che tracciano il bilancio delle vittime, la sospensione delle libertà individuali, il coprifuoco, ecc. ecc.
Questa volta però il linguaggio è tragicamente appropriato: è il linguaggio della guerra, dello stato di guerra nel quale nostro malgrado di fatto ci troviamo.
E’ la guerra che sconvolge e che ci coinvolge che stravolge tutte le priorità del pianeta e del nostro Paese: dalla transizione green al risanamento della nostra società squilibrata economicamente e socialmente.
Sgombriamo subito ogni ambiguità dichiarando la nostra totale disapprovazione all’uso delle armi di cui la Federazione Russa ha fatto ricorso in una guerra di aggressione che viola il diritto internazionale.
Aggressione che è viepiù scellerata perché compiuta da una potenza nucleare, una nazione che avrebbe potuto utilizzare altri modi per far valere le proprie ragioni essendo membro di primo piano negli organismi internazionali deputati alla risoluzione delle controversie… purtroppo si è preferito seguire la strada tracciata negli ultimi decenni anche in altre occasioni.
Da anni l’ANPI, ha sottolineato il pericolo incombente mentre i nazionalismi risorgevano e con loro i movimenti neo-fascisti, mettendo in discussione anche l’unità europea. Lo abbiamo visto nella gestione delle questioni internazionali che si è lasciato sfociare in crisi e poi in guerre! Abbiamo condannato le guerre in Jugoslavia, Libia, Yemen, Afganistan, Iraq e non certo perché questi paesi, retti da dittatori, fossero un nostro modello ma perché con le “guerre preventive” si sovvertivano le organizzazioni internazionali preposte a scongiurare la guerra con le trattative e il dialogo.
Le guerre sono state condotte, in alcuni casi le dittature abbattute, a prezzo però dell’implosione di stati nazionali, di milioni di morti, di distruzioni inaudite e riconsegnando quei territori non certo a regimi che possiamo definire un faro di democrazia.
Frutto non secondario di questi conflitti la migrazione di milioni di persone, a fronte di un tanto, abbiamo assistito all’inquietante fenomeno di Paesi che hanno vissuto per anni con un muro alle loro frontiere ovest che ora hanno costruito un muro alle loro frontiere est per fermare gli immigrati o come il caso del nostro Paese e dell’Unione europea che hanno accettato il ricatto di pagare paesi come Turchia e Libia in cambio di bloccare gli immigrati sui loro territori in campi, del tutto simili a dei lager.
Non c’è alcuna soddisfazione nell’aver visto giusto, anzi v’è rammarico e profonda tristezza! Tristezza soprattutto nel constatare che la nostra classe politica non riesce a interpretare le chiare parole contenute nella nostra Costituzione, non riesce ad utilizzare le armi (non a caso si utilizza questa parola) della diplomazia e in questo senso non è stata in grado di cogliere l’eredità, una delle poche cose positive della Prima Repubblica, nella quale l’Italia ebbe un importante ruolo in politica estera.
Rispolverando il dibattito svolto durante i lavori della Costituente è evidente e chiaro l’imperativo contenuto nell’articolo 11 della Costituzione, dove il verbo “ripudia” non è stato usato a caso e che registrò il consenso unanime di tutte le varie anime presenti in quell’Assemblea.
Anche questo l’ANPI ha denunciato: l’uso della Carta Costituzionale a fini di parte, due riforme costituzionali sciagurate, fortunatamente bocciate dal popolo italiano, in cui lo spirito, purtroppo trasversale dei nostri politici, era ed è ancora risoluto a liberarsi dei limiti di una Costituzione considerata troppo rigida, vuole indebolirne significato e valore e svincolare la politica dal diritto. In altre parole vuole avere le mani libere!
Riguardo a questo articolo 11, già pesantemente vituperato dall’intervento militare del governo D'Alema nella guerra di Jugoslavia, non c’è nei costituenti, ripeto appartenenti a scuole di pensiero e a partiti diversi, alcuna incertezza, non risultano dubbi o formulazioni generiche dall’incerto valore!
Condannare la guerra e scoraggiarne il ricorso era l’intento preciso di tutti i componenti dell’Assemblea e questo in maniera risoluta e forte: L’intento era quello di eliminare la guerra per sempre!
Nella seduta della Costituente del 17 marzo 1947 le parole di Paolo Treves chiariscono bene l’origine di questo concetto:
“In quest’articolo noi vorremmo che fosse dalla Repubblica codificato che la guerra non deve essere strumento di risoluzione dei conflitti internazionali, un principio che veramente risponde a quella che è l’essenza della nuova democrazia, quella democrazia che è sorta non da spiriti imbelli ma proprio al contrario dal grande apporto alla guerra partigiana”.
In questa fase della nostra storia notiamo il grande risalto che ha acquistato questo verbo “resistere” cosicché veniamo trascinati in polemiche che onestamente non ci meravigliano e tantomeno ci intimoriscono le lezioni che ci vogliono impartire su questo tema. Polemiche in gran parte, ma non solo, che arrivano da coloro che considerano da sempre la festa della Liberazione una festa divisiva e da sempre la denigrano e denigrano i nostri Partigiani.
Esiste un dialogo all’interno della nostra Associazione come dimostrano gli interventi nel corso del nostro recente Congresso nazionale un fatto che dimostra che l’Associazione dei Partigiani è ancora viva e vitale.
Sono ridicole le affermazioni di coloro che tentano di delegittimare l’ANPI come testimone ed erede della Lotta di Liberazione, gli associati di oggi prendono il testimone dai Partigiani che fondarono la nostra Associazione già nel 1944 con l’idea di un mondo migliore e in pace.
L’ANPI a Cividale esiste dall’agosto del 1945 e la nostra sede si trova nello stabile della Società Operaia che come motto riporta le parole: Pace, Libertà, Lavoro tre parole che hanno elevato valore solo se tenute assieme!
Il nostro appello è quindi per la pace “perché ogni giorno che passa la guerra diventa più disumana e cieca distruggendo ogni residuo spazio di pace. La guerra va fermata subito! Il Segretario generale dell’ONU, i responsabili della Unione Europea e della politica internazionale lo devono fare ora!” in questo ci associamo all’appello lanciato ieri da migliaia di persone alla marcia della pace Perugia – Assisi.
Ci domandiamo con quale coraggio le Nazioni, in questo caso Oriente e Occidente si comportano allo stesso modo, dopo aver pesantemente tagliato per anni le risorse destinate allo stato sociale spendono ora miliardi in armamenti che rischiano di espandere il conflitto e di travolgere il mondo nell’olocausto nucleare.
La Festa del 25 aprile sia occasione per instaurare un dialogo anche con coloro che non condividono le nostre posizioni, sia occasione per smorzare i toni, per ragionare ed evitare lo scontro che vediamo riproposto ogni giorno sui media.

W  LA PACE       W IL 25 APRILE

Cividale del Friuli, 25 marzo 2022